Il bonus cultura che piace tanto agli accademici

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La legge di Stabilità ha istituito un bonus cultura che adesso ha riscosso il plauso di accademici ed economisti. Una soluzione economica che è considerata sia saggia che innovativa ma bisogna ancora capire quali saranno le modalità applicative e gli aspetti economici della scelta. 

Secondo l’economista e presidente dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio, che, intervistato dall’Adnkronos, bisognerà vedere “le modalità applicative, gli aspetti economici di questa scelta”. E non solo. Sul bonus cultura, spiega Curzio:

“è un segnale importante” perchè “per anni il primo contenitore cui si attingeva per reperire risorse era la cultura, l’istruzione”. Quindi la decisione “di oggi è per contro un fatto innovativo”. Questi, osserva, “sono soldi investiti e non consumati”. “Da un punto di vista qualitativo -evidenzia- è una decisione significativa che vuole dire anche ai privati che il capitale umano non è un bene di consumo ma un investimento”. “Gli investimenti in istruzione fanno crescere il capitale umano che, a sua volta, produce conoscenza. E la conoscenza è un fattore che significa tutto” afferma ancora Quadrio Curzio.

Buone notizie anche per le università:

“È un segnale importante ed è un segnale che le cose si stanno muovendo” e che “è finito un periodo buio in cui, con la riforma Gelmini, gli atenei passavano per giocattoli troppo costosi” osserva il Rettore di Roma Tre, Mario Panizza, che al bonus cultura guarda con “favore” perchÉ la “cultura e la ricerca producono quella conoscenza che traina lo sviluppo economico del Paese”. “Una certa cura dimagrante per le Università è stata anche positiva” ammette Panizza, per il quale però “rilanciare la cultura e la conoscenza è uno spessore che favorisce il sistema Paese, una spinta favorevole per l’Italia che non eccelle in Ue per numero di laureati”. “Dobbiamo investire in corsi di laurea che spingano l’occupazione” dei giovani, avverte il Rettore di Roma Tre.

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