Il club Bildeberg in riunione da giovedì a domenica

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Il Club Bilderberg, sicuramente il più esclusivo del pianeta, torna a riunirsi giovedì e il meeting si terrà fino a domenica prossima in Austria a Telfs-Buchen.

Poco distante da Innsbruck, leader politici, rappresentanti dell’economia e del mondo accademico discuteranno, a porte chiuse di globalizzazione, Russia ed elezioni americane con l’obiettivo – come recita lo statuto del Club – di “promuovere il dialogo tra Europa e America del nord”.

Anche per questo, probabilmente, il piatto principale nel menù del vertice sarà il Ttip: il trattato transatlantico di libero scambio. Lo stesso contro il quale montano le proteste a ogni angolo del globo, proprio mentre i governi chiedono di accelerare per arrivare al via libera entro fine anno.

Tra i 140 invitati di 22 diversi paese, quest’anno ci sono il primo ministro del Belgio, Charles Michel; il numero uno dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem; l’austriaco Heinz Fischer e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. A presiedere il Bilderbeg Group è Henri de Castries, patron del gruppo assicurativo francese, Axa. Gli italiani non mancano mai e quest’anno saranno cinque: oltre a Mario Monti e Franco Bernabé, che siedono nel comitato direttivo, ci saranno il presidente di Fca John Elkann(che era stata la new entry del 2014), la giornalista Lilli Gruber (già stata invitata nel 2013) e l’imprenditore Gianfelice Rocca, protagonista anche lui due anni fa.

Da sempre al centro delle critiche per i misteri che avvolgono il Bilderberg e i suoi incontri a porte chiuse, che alimentano le teorie del complotto, il club dal 2013 si è dotato di un ufficio stampa che pubblica l’elenco completo dei partecipanti agli incontri e rende noti i macro temi di discussione. Nonostante tutto, resta difficile capire chi davvero entra ed esce dall’albergo: solitamente la polizia predispone un cordone di sicurezza intorno all’albergo, che viene interamente riservato per l’occasione per tenere lontani curiosi e giornalisti. Se le spese organizzative sono a carico dei membri del direttivo del Paese ospitante, quelle per la sicurezza sono garantite dai contribuenti: lo scorso anno la Danimarca non ha rivelato quanto sia costato il meeting, ma nel 2013 il governo inglese ammise di aver speso 1,8 milioni di sterline, facendo infuriare l’opinione pubblica.

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