Industria e ambiente, Barilla abbraccia la sostenibilità

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L’obiettivo è quello di creare filiere sostenibili, per supportare gli agricoltori e sviluppare prodotti sani che ispirino i consumatori ad adottare stili di vita sostenibili.

Tuttavia, per gli ottanta giovani ricercatori di tutto il mondo chiamati a raccolta a Expo dal Center for food and Nutrition della Fondazione Barilla la vera cura può arrivare soltanto da un impegno collettivo e da un’alleanza tra tutte le categorie professionali che hanno ruoli chiave: dai policy maker a cui i ragazzi chiedono di “valutare l’impatto ambientale, sociale, culturale e sulla salute delle proposte e delle scelte politiche” agli educatori, dagli agricoltori che dovrebbero favorire il ritorno alla terra delle nuove generazioni ai giornalisti (perché non creare un Foodlitzer, un premio internazionale dedicato a questi temi?) e ai ricercatori. Fino agli attivisti.

E sono proprio questi ultimi che, secondo lo “Youth Manifesto” scritto come contributo alla Carta di Milano (il documento che rappresenta l’eredità culturale dell’Esposizione) dovrebbero cooperare strettamente con il mondo del business per cercare, insieme, di ridurre gli sprechi alimentari e puntare su un modello sostenibile di agricoltura. Magari, anche facendo sedere nei board delle aziende del settore rappresentanti della società civile impegnati su questo fronte. Un appello che da Expo una delle ricercatrici ha rivolto direttamente a Paolo Barilla. Con il vicepresidente della Fondazione BCFN che non ha chiuso le porte. “Questa proposta è da considerare – ha detto – Si cambiano le cose se si cambia il modo in cui si è organizzati, per diventare più agili e veloci”.

E’ un ulteriore contributo al dibattito che ruota attorno ai temi di Expo, quello arrivato con le sette richieste dello Youth Manifesto. Perché alla Carta di Milano la Fondazione Barilla ha collaborato anche con la stesura di uno specifico Protocollo. Un lavoro di studio e analisi arrivato a ispirare internamente il gruppo nato a Parma nel 1877 da una bottega di pane e pasta e oggi arrivato a contare 30 siti produttivi in tutto il mondo e a esportare in più di 100 Paesi. Con “Buono per te, buono per il pianeta”, la filosofia alla base del piano di sviluppo dell’azienda che mira a “promuovere corrette abitudini alimentari e a ridurre l’impatto ambientale”.

Una strategia che si traduce in azioni concrete. Il traguardo più ambizioso guarda al 2020 e alla riduzione entro quell’anno del 30 per cento sia di emissioni di CO2 sia del consumo di acqua per tonnellata di prodotto finito.

 

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