Istat: “Le attività illegali non aumentano il Pil”

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 Il direttore del dipartimento Istat per i conti nazionali, Roberto Monducci, sull’introduzione di certe attività illegali da inserire nel Pil, in seguito ai nuovi metodi fissati dall’Ue dice: “Non saranno queste le innovazioni che faranno crescere il Pil”. “Ci si aspetta un impatto limitato”. “Le linee guida di Eurostat – afferma Monducci – contengono indicazioni molto chiare su come calcolare questi aggregati”. E, sottolinea, “i risultati sono abbastanza limitati”. Dal complesso delle novità che saranno in vigore con il nuovo sistema dei conti, il cosiddetto Sec 2010, ci si aspetta, mette in risalto, un impatto “tra l’1 e il 2%” sul livello del Pil.

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A tal proposito, si era espresso anche l’ex presidente dell’Istat e ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, secondo cui calcolare nel Pil il reddito delle attività illegali “serve ad avere un quadro più aderente e reale del funzionamento di un sistema economico” e “non si fa altro che rendere il prodotto interno lordo un indicatore più aderente al circuito dell’economia”. In tal modo, però, secondo Giovannini “l’indice del Pil si allontana sempre di più dalla misura del benessere”.

Nei prossimi giorni l’Istat comincerà a usare il metodo Sec2010, il sistema europeo di calcolo che aggiorna le vecchie espressioni che risalgono al 2010. Saranno quindi introdotte alcune voci nuove nel calcolo, come le spese di ricerca e sviluppo  o quelle militari. Ma quel che ha fatto più notizia è la stima di economia illegale (droga, commercio, prostituzione). Questo cambiamento dovrebbe “regalare” al governo circa 32 miliardi di Pil. In termini di punti percentuali, quel cambiamento dell’1 o 2% del Prodotto potrebbe convertirsi rispettivamente nel calo del debito/Pil dal 132,63% nel 2013 al 131,31% (in caso di +1 punto di Pil) o 130,03%. Anche per il deficit, si potrebbe scendere al 3 o al 2,98%.

 

 

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