Italia fuori dalla procedura Ue per i disavanzi

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 Un primo, buon, risultato del lavoro svolto negli ultimi anni. La Commissione dell’Unione europea ha chiesto al Consiglio di depennare la procedura riguardante i disavanzi eccessivi con effetto immediato per cinque Stati membri. Si tratta di Lettonia, Ungheria, Romania, Lituania e Italia. Ci siamo anche noi.

A dare la conferma ufficiale è una nota diffusa in Parlamento europeo che ha preceduto la conferenza stampa del Presidente José Manuel Barroso.

La prassi riguardante i disavanzi eccessivi nei confronti del nostro Paese era iniziata quattro anni fa. ‘Colpa’ di un Prodotto interno lordo al 5,5%. Mai così eccessivo.

Anno dopo anno, giorno dopo giorno, il gap è stato ridotto sempre di più fino ad essere portato al 3,0%. Un risultato, quest’ultimo, raggiunto nel 2012 entro i tempi fissati dal Consiglio.

La nota comunica che “Secondo il programma di stabilità 2013-2017, adottato dal governo italiano il 10 aprile 2013 e approvato dal Parlamento italiano il 7 maggio, nel 2013 il disavanzo registrerà una leggera diminuzione al 2,9% del Pil, per poi scendere all’1,8% del Pil nel 2014”.

Nel caso in cui le politiche rimarranno le stesse, le previsioni di primavera 2013 dei servizi europei segnalano un disavanzo del 2,9% del Pil nel 2013 e del 2,5% del Pil nel 2014.

Si tratta, pertanto, di un valore inferiore al valore di riferimento contemplato nel trattato (che è pari al 3% del Pil).

Da oggi in poi

Naturalmente, per la Penisola la strada da seguire è ancora lunga. I cinque Paesi promossi, a detta di Barroso, devono continuare a consolidare il bilancio dopo l’uscita dalla procedura. Nel contempo, è necessario che intensifichino gli sforzi sulle riforme strutturali per la competitività.

All’Italia, in particolar modo, è richiesto da Bruxelles di ‘aggiustare’ i conti per centrare il pareggio di bilancio strutturale dal 2014.

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