Italia, l’Ue taglia le stime di crescita

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La Commissione europea, nella giornata di oggi, ha dichiarato che il disavanzo del nostro Paese raggiungerà a fine 2014 il 3,0% del Pil. Si fa nuovamente spazio l’ipotesi di avvio di una procedura per deficit eccessivo.

L’esecutivo comunitario interpreta come ‘fragile’ la ripresa italiana per il prossimo anno. Inoltre, le stime di crescita nel 2014 e nel 2015 sono state riviste al ribasso. A livello europeo, invece, la Commissione considera alquanto “improbabile” una esplicita deflazione. Un rapporto pubblicato a Bruxelles parla di contrazione economica nel 2014, con la domanda esterna pronta ad accelerare durante il prossimo anno. Questo, tuttavia, implicherà soltanto una fragile ripresa.

Per quest’anno, la Commissione prevede una contrazione dello 0,4% per ciò che riguarda il nostro Paese. A maggio si parlava dello 0,6%.

Questo il parere degli analisti:

Nel 2015, Bruxelles prevede invece una crescita dello 0,6 per cento. Il dato è simile a quello del ministero dell’Economia, ma più ottimista della previsione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che punta ad appena lo 0,1 per cento. Nel 2016, l’economia dovrebbe espandersi dell’1,1 per cento. Sul fronte del bilancio, la Commissione è particolarmente pessimista: prevede un deficit del 3,0% del Pil quest’anno e del 2,7% del Pil nel 2015 (i dati di maggio erano rispettivamente 2,6 e 2,2%). Bisognerà aspettare l’analisi approfondita della Finanziaria del 2015 per capire se Bruxelles chiederà nuove misure di risanamento all’Italia. Nel prendere la decisione, la Commissione dovrà tenere conto anche dell’andamento economico e delle riforme strutturali.

Un minimo giudizio da parte della Commissione si può intravedere dal rapporto pubblicato in giornata. In primis, il calo del disavanzo tra il 2014 e il 2015 può essere imputato a una diminuzione della spesa per interessi. Nel contempo, Bruxelles nota che il deficit strutturale è praticamente stabile tra il 2014 e il 2015. Ci sarà un lieve calo tra quest’anno e l’anno prossimo (dallo 0,9 allo 0,8% del Pil) e poi tuttavia un nuovo incremento all’1,0% del Pil nel 2016.

 

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