La Fiat sempre più verso produzione e mercato estero

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 La vecchia Fiat? Quella che si è creata un nome con la costruzione di milioni di auto utilitarie come la 500 e la 600 e berline negli anni ’60-’70. La nuova Fiat? Sembra non avere molto in comune con la vecchia. Sergio Marchionne vuole probabilmente andare oltre alla tradizione ora che si ha il pieno possesso dell’americana Chrysler. L’amministratore delegato del gruppo Marchionne sta spostando verso il mercato europeo e quello americano nel processo di riorganizzazione dell’industria italiana.

 

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Per capire la sua visione si può vedere come a Grugliasco c’è un impianto Fiat dove i lavoratori costruiscono a ritmo pieno le berline Maserati. Uno stabilimento in Italia che lavora a pieno ritmo, mentre a Mirafiori, pilastro della Fiat a Torino si lavora a ritmi ridotti. Mirafiori è quasi abbandonata perché la Fiat punta alle vetture di lusso per i ricchi americani, cinesi ed europei.

Il cambiamento è stato sigillato ieri con l’azienda che ha affermato che rinomina se stessa Fiat Chrysler Automobiles NV, con la holding controllante che ha sede nei Paesi Bassi e la quota principale sul New York Stock Exchange. Marchionne ha detto che i primi segnali incoraggianti del potenziale della strategia sono ormai diventati visibili con Maserati visto che il marchio ha avuto margini operativi più elevati rispetto Ferrari.

L’anno scorso la produzione di Fiat in Italia è arrivata al di sotto delle 400.000 auto e il nostro Paese ha rappresentato solo il 7% del fatturato globale . Meno del 10% delle auto vendute lo scorso anno dalla società sonno state costruite in Italia, con la maggior parte della produzione del gruppo che si è spostata negli Stati Uniti, in Brasile, in Polonia e in Serbia.

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