Le imprese attanagliate dal pessimismo

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 In America va molto di moda tenere il polso del sentiment degli utenti e dei consumatori. Un indicatore che aggiunto alla considerazione  di altre variabili, è in grado di dirci se l’economia del paese è davvero in una fase di ripresa e se i cittadini, con le loro spese, ci credono e la sostengono.

In Italia, anche se i metri di valutazione non sono così raffinati, si fa un tentativo analogo: capire cosa pensano le aziende e cosa i consumatori. Si occupano delle rilevazione, in genere, le associazioni di categoria.

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Confcommercio, di recente, ha preso in esame il sentiment degli imprenditori, è andata a cercare un sostegno alla sua teoria tra le imprese. Cosa ne ha dedotto? Che il 42 per cento degli imprenditori ritiene che il 2013 non sia affatto l’anno della rinascita ma sia ancora peggiore del 2013. Un’altra fetta d’intervistati, il 52 per cento, ritiene che l’anno in corso non sia molto diverso dall’anno scorso, quindi scorrerà lentamente e non darà buoni risultati. Una ristrettissima minoranza, il 6 per cento, infine, pensa che l’economia italiana, contrariamente alle parole di Draghi, migliorerà entro dicembre.

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Di norma a regolare gli scambi nel nostro paese c’è un diffuso pessimismo che prevale anche sui timidi segnali di ripresa che in qualche settore ci sono già.

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