Cosa ha sbagliato l’industria Mattel che adesso è in crisi

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Le azioni della Mattel potrebbero risentire della situazione attuale dell’azienda che ha perso la sua leadership mondiale come produttrice di giocattoli “costringendo” l’amministratore delegato a dimettersi. Adesso è lecito chiedersi cosa non abbia funzionato nella strategia industriale e commerciale di questo colosso mondiale. 

L’amministratore delegato della Mattel si chiamava Bryan Stockton e si è dimesso lunedì scorso dopo tre anni alla guida della società, una delle più grandi produttrici di giocattoli del mondo, proprietaria di marchi famosi come Barbie, Fisher-Price e Hot Wheels. Secondo Stockton che adesso è stato sostituito temporaneamente da Christopher Sinclair, ex manager della Pepsi, la Mattel è un’azienda molto buona e con un gran futuro ma il CdA ha deciso di cambiare il management per massimizzare i profitti del brand e il rendimento dei manager.

Barbie, vendite giù e crisi a Wall Street

Al posto di Stockton, secondo le voci più accreditate, ci potrebbero essere Richard Dickson, vicepresidente dell’azienda che si occupa attualmente del design e ha seguito il marchio Barbie durante la sua ascesa; oppure Tim Kolpin che è il capo della divisione internazionale delle vendite. Ma come mai si è manifestata proprio adesso l’esigenza di cambiare l’ad?

Secondo la rivista Fortune, il periodo natalizio è stato infausto, le vendite non sono andate come dovevano anche per via dei costi un po’ troppo alti di alcuni giocattoli che hanno fatto migrare i clienti verso giochi più economici. Oltre al prezzo c’è da considerare il cambio di gusti dei bambini che adesso amano più i LEGO che altri giocattoli “preconfezionati”. E infine un problema che non era stato preventivato: la perdita della licenza per la realizzazione dei giocattoli di Frozen che dalle mani della Mattel, la Disney l’ha passata ad Hasbro.

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Ci sono dei giochi che vanno bene, per esempio la serie di Monster High che però interessa lo stesso target delle Barbie scatenando un meccanismo di competizione interna che non fa bene al brand e che non allarga il suo mercato come hanno saputo fare invece sia Hasbro che LEGO.

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