Svizzera, evasione fiscale e lavoro nero in aumento

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Si registra una concorrenza spietata in Svizzera, per quanto riguarda il comparto dell’edilizia. A ciò si aggiunga la crescita dell’evasione fiscale e del lavoro nero.

C’è chi fornisce prestazioni a prezzi decisamente bassissimi, a patto di ottenere anche un minuscolo appalto. Ad esempio, per dipingere un trilocale, nella periferia zurighese, un imbianchino ha rilanciato, evidentemente a condizione di effettuare il lavoro in nero, sull’offerta di un concorrente, offrendo un prezzo inferiore del 350 per cento: 1.080 franchi, ovvero poco più di 800 euro, invece di 4860, circa 3800 euro.

Anche la Svizzera, dunque, elude il fisco. Succede con gli artigiani ma, anche, con il personale domestico, senza distinzione di classi sociali e di colore politico. Durante il 2014, ad esempio, un importante deputato della destra, Hans Fehr, finì nei guai per aver impiegato, per lungo tempo, una colf in nero. L’inchiesta nei suoi confronti consentì di accertare che quella donna, una richiedente d’asilo serba di 32 anni, era stata al servizio, sempre senza essere regolarizzata, di altre quattordici nuclei familiari, tra cui quella di un alto magistrato, di orientamento socialista.

E sempre una esponente della magistratura, la Procuratrice ticinese, Valentina Item, dovette dimettersi, alcuni mesi fa, anche lei per una colf non regolarmente denunciata all’ufficio del lavoro. Oltretutto una vera e propria clandestina, dal momento che si trattava di una filippina, residente in Italia e priva del permesso di soggiorno in Svizzera. Fatto sta che, secondo un’inchiesta del Seco, il Segretariato dell’Economia svizzero, il lavoro in nero genera, nella Confederazione, una quarantina di miliardi di franchi all’anno, ovvero l’equivalente di 32 miliardi di euro, il che significa oltre il 7 e mezzo per cento del PIL. Vi contribuiscono 460mila lavoratori, oltre il 10 per cento dell’intera forza lavoro. E poi, paradossalmente, nei Cantoni di frontiera come il Ticino, si alzano le barricate contro i padroncini italiani, accusati di rubare il lavoro ai colleghi svizzeri, con i loro prezzi stracciati.

 

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