Venezuela, la rivoluzione battuta dal dollaro

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Quella del Venezuela è da molto tempo una situazione drammatica. Il Paese è ridotto in povertà con gli scaffali vuoti nei supermercati ormai da mesi. Le merci non arrivano e il popolo è stanco. Stanco anche di combattere, forse.

Adesso il Paese è entrato in una fase chiamata “dollarizzazione”, ben distante dal sogno della rivoluzione.

Cosa sta succedendo, nello specifico?

Le case si affittano principalmente in dollari, così come si acquistano automobili con il biglietto verde, ma lo stesso vale per prodotti sanitari e altri beni di uso quotidiano. Tutto dunque come previsto da chi ha l’occhio lungo e sa qual è il reale potere dell’america. Dollaro mangia bolivar e l’intero Paese sembra sull’orlo della voragine, con una trasformazione quotidiana della propria moneta in quella dell’odiato nemico, quegli Stati Uniti che la stessa Cuba sta accogliendo: un’apertura che per il Venezuela, finora principale fornitore dell’isola insieme alla Cina, significa la prossima perdita di un mercato importante.

Nel quartiere benestante di Altamira, a Caracas, una casa di sette camere da letto e rifiniture tutte in marmo vale tre milioni di bolivar d’affitto. Ma il proprietario, spiega al Wall Street Journal l’agente immobiliare, preferisce10mila dollari. Nel frattempo l’Anauco, agenzia indipendente di protezione del consumatore, denuncia che i commercianti fanno i prezzi in dollari, in particolare in settori come gli elettrodomestici. Ogni genere di negozio, in realtà, spesso chiede l’equivalente in bolivar del cambio in nero della moneta Usa,  attualmente a 350 con un cambio ufficiale fermo a 6,3 bolivar per dollaro. Lo stesso  dollaro che il padre della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez nel 2009 definiva “carta straccia”. Ma oggi è proprio il suo successore Nicolás Maduro a mostrarsi “dollarizzato” e indeciso.

 

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