Volkswagen, il dieselgate ha radici più profonde

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Il dieselgate che ha coinvolto Volkswagen ha radici più profonde. Lo scandalo si allarga; potrebbe riguardare anche versioni precedenti del motore EA189 che infatti sarebbero a tutti gli effetti coinvolte dalle manipolazioni dei dati antismog.

Nel mirino del gigante di Wolfsburg ci sono anche i motori EA288 euro 5 (utilizzata a partire dal 2012), mentre sono esclusi gli euro 6. La conferma arriva direttamente dalla Vw all’indomani dell’annuncio che il gruppo tedesco potrebbe aver bisogno di più dei 6,5 miliardi di euro stimati per coprire i costi dello scandalo sulle false emissioni. In Italia, intanto, il numero di veicoli richiamati sale a 709.712 unità.

L’amministratore delegato Matthias Mueller, infatti, ha spiegato che “i 6,5 miliardi serviranno per i recall”, cioè i richiami per eliminare il software responsabile di manomettere i test. “Posso solo speculare sulla necessità di reperire altre riserve – aggiunge -. Se dovesse esserci un cambiamento nei volumi di vendita reagiremo rapidamente”. Già in passato, molti analisti avevano notato che i costi per lo scandalo sarebbero stati superiori, soprattutto considerando le possibili sanzioni e le difficoltà tecniche del richiamo e della sostituzione di software, senza intaccare le performance.

Le dichiarazioni dell’ad di Wolfsburg sono arrivate mentre in Germania è emerso un giallo sulla gestione dello scandalo: secondo la Bild, la Bassa Sassonia ha sporto denuncia in seguito alla scomparsa di un atto relativo allo scandalo Volkswagen. Per ora l’ipotesi è il furto a carico di ignoti. L’ultima volta che è stato visto il documento era il 9 ottobre. “Nel fascicolo si trovavano duplicati di documenti, che per lo più si trovano in rete, e note relative a questioni giuridiche”, ha detto la portavoce dell’amministrazione, sottolineando che la scomparsa del documento sia “irritante ma non non troppo problematica”.

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