Abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ma ci vorranno tre anni per farlo scomparire

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 Nuova bagarre in aula questa mattina a causa delle proteste del Movimento 5 Stelle dopo l’approvazione del decreto che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, decreto che ha ricevuto 321 sì, 141 no e solo 5 astensioni.

Il motivo della colorita protesta del Movimento è la tempistica di questa abolizione: i partiti continueranno a ricevere il finanziamento pubblico per i prossimi tre anni ma in misura gradualmente ridotta, fino ad arrivare all’abolizione completa nel 2017.

A favore del decreto, che ora diventerà legge, hanno votato i partiti della maggioranza e Forza Italia, contrari gli esponenti del M5S, Lega Nord e Sel, si sono astenuti i rappresentanti di Fratelli d’Italia.

Cosa prevede il decreto per l’abolizione del finanziamento ai partiti

Il decreto prevede che il finanziamento pubblico ai partiti – che adesso viene erogato come rimborso elettorale in proporzione ai voti ricevuti alle elezioni politiche, europee e regionali – venga tagliato gradualmente durante i prossimi tre anni: -25% nel 2014, -50% nel 2015, -75% nel 2016.

Dal 2017 in poi, i partiti potranno finanziarsi solo grazie a donazioni volontarie.

Come funziona la contribuzione volontaria

Saranno sia i privati (sia singoli che società) che finanzieranno i partiti attraverso delle erogazioni liberali o con il contributo del 2 per mille.

Erogazioni liberali: ogni singolo privato potrà erogare una somma non superiore ai 100.000 euro all’anno che dovranno essere versati solo attraverso assegni o bonifici. Queste erogazioni potranno essere detratte dalla dichiarazione dei redditi.

2 per mille: tutti i contribuenti che lo vorranno potranno destinare il 2 per mille dell’Irpef al finanziamento dei partiti.

Per poter ottenere il finanziamento i partiti dovranno dotarsi di uno statuto che indichi gli organi dirigenti, le modalità dell’elezione, la durata degli incarichi e la garanzia delle minoranze interne.

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