Amazon fa i conti con l’Iva

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Si conclude un’era: quella del risparmio fiscale legalizzato mediante Amazon. La multinazionale degli acquisti online ha iniziato ad addebitare l’IVA ai suoi clienti.

Gli esperti non hanno dubbi:

La pacchia è finita. Da ora Amazon Italia addebiterà sempre l’IVA in fattura e quindi non sarà più possibile, per i detentori di Partita IVA, comprare oggetti di qualsiasi tipo e scaricare indebitamente l’imposta più odiata dagli italiani. Dov’era il problema? Eravamo tutti abituati al fatto che Amazon Italia gestisse l’IVA con il meccanismo dell’inversione contabile (reverse charge), la stessa politica che si applica quando fai un acquisto aziendale all’estero. Non c’era nulla di formalmente scorretto, perché l’e-Commerce faceva risultare che gli acquisti erano fatti direttamente con la sede di Lussemburgo. Il tutto ovviamente sollevando un fiume di polemiche e accuse di concorrenza sleale da parte di tutti i negozi online concorrenti.

Il problema vero si trovava nell’applicazione pratica. Una volta che un cliente verificava la propria Partita IVA nel suo account – pratica che nei primi anni non era nemmeno troppo rigorosa – qualsiasi prodotto “Venduto e spedito da Amazon” diventava esentasse: scarpe, mobili, giocattoli, videogiochi, televisori, biancheria intima. Senza andare troppo per il sottile, perché ovviamente non sta al venditore verificare che il cliente abbia diritto di acquistare determinati oggetti come beni strumentali alla propria attività.

In altri termini, fino a ieri Amazon non disponeva una partita IVA italiana, o se ce l’aveva, non la usava per la gestione delle vendite. Certo ci stupisce leggere queste parole, perché era davvero singolare che un’azienda senza succursale italianagestisse comunque nel nostro paese enormi magazzini e centri di smistamento, oltre ad uffici prestigiosi nel centro di Milano. È davvero la fine di un’epoca, con buona pace dei furbi o presunti tali.

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