Anche i dati statistici pubblicati da una rivista possono essere probatori

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Quello che l’Agenzia delle Entrate fa quando si trova davanti ad un illecito finanziario è in primo luogo prendere atto dei dati disponibili legati alle dichiarazioni dei redditi, poi acquisire i dati disponibili su altri documenti e poi verificare i contenuti e avviare accertamento e sanzioni. Ma quali “altri documenti” si possono usare?

Questa domanda è legata ad un fatto specifico che il tribunale tributario ha dovuto valutare. Un’autoscuola aveva dichiarato dei redditi diversi rispetto a quelli emersi a seguito di un’indagine statistica di una rivista di settore. Il fisco ha confrontato i dati statitici con quelli in possesso del fisco per avviare un accertamento una volta preso nota della discrepanza. L’autoscuola si è opposta all’uso di una documentazione considerata non ufficiale ma il Fisco ha ritenuto il report probatorio. Quindi attenzione anche alle indagini di mercato! Il riferimento in questo caso è per i contribuenti. .

Così scrive FiscoOggi presentando la vicenda

I risultati di un’indagine pubblicati da una rivista specializzata sono da considerare alla stregua di circostanze gravi, precise e concordanti, dotati di efficacia probatoria.

Nell’ambito dell’accertamento induttivo dei redditi, è da ritenersi legittimo l’atto di recupero del maggior reddito emesso nei confronti di una autoscuola dall’Agenzia delle Entrate, che aveva desunto il numero dei clienti dell’impresa da informazioni acquisite presso il ministero dei Trasporti e che aveva applicato come ricavo medio, per ciascun cliente, i risultati di un’indagine espletata da una rivista specializzata nel settore dei diritti del consumatore.
È quanto emerge dall’ordinanza della Corte di cassazione n. 20353 del 9 ottobre 2015.

 

 

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