Assunzioni con decontribuzione, i problemi del Governo

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Che il ritmo di assunzioni con la decontribuzione introdotta da inizio anno dalla Finanziaria 2015 fosse superiore alle stime iniziali,era un problema che si conosceva da tempo.

Ora, a pochi mesi dalla fine della finestra valida per assumere e risparmiare fino a 8mila euro di contributi (dal prossimo anno ladecontribuzione verrà tagliate del 40%), si può quantificare l’ammanco di risorse per la decontribuzione in vigore, il fiore all’occhiello della politica del lavoro del governo insieme al Jobs Act. All’appello, infatti, mancherebbero oltre 720 milioni di euro con cui continuare a garantire sia per l’anno in corso che per il prossimo, lo sgravio fiscale di 36 mesi alle imprese che hanno assunto o assumeranno a tempo indeterminato: 434 milioni di euro per il 2015 e 290 milioni per il 2016. A lanciare l’allarme, secondo quanto riporta l’Adnkronos, è uno studio Uil del servizio Politiche territoriali e Lavoro presentato dal segretario confederale, Guglielmo Loy, nell’ultimo incontro con i quadri del sindacato svoltosi a Bari.

Nei primi 8 mesi dell’anno, infatti, calcola il sindacato sulla base degli ultimi dati Inps, sono stati incentivati circa 790.685 contratti, quasi 99 mila al mese, (611 mila assunzioni e 180mila trasformazioni) il cui costo, stimato in termini di mancati introiti contributivi per lo Stato, sarà pari, a fine anno, a 1,9 mld di euro. A questi vanno aggiunti i costi delle ulteriori assunzioni, 340 mila stima la Uil, che le imprese dovrebbero attuare tra settembre e dicembre per un esborso di altri 391 milioni per lo Stato.

Il costo totale da sostenere, dunque, per finanziare il milione 130 mila assunzioni complessive potrebbe perciò arrivare a 2,3 miliardi di euro nel 2015 e a 5,2 miliardi nel 2016; rispettivamente 434 milioni di euro in più rispetto agli 1,8 miliardi messi in bilancio con la legge di stabilità dello scorso anno e 290 milioni in più dei 4,9 miliardi stanziati per il 2016.

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