Aumento tasse sui consumi e diminuzione tasse sul lavoro

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Confcommercio si augura che “le indiscrezioni su una eventuale rimodulazione delle aliquote Iva ridotte siano destituite di ogni fondamento”. La CGIA, a sua volta, si augura che “le indiscrezioni apparse sulla stampa sull’eventuale aumento delle aliquote agevolate dell’Iva siano soltanto un rumor di fine estate”. Ma in realtà del vero c’è. Se da una parte il governo smentisce perentoriamente la “tassa sul pane” (“non è all’ordine del giorno né mai lo sarà”), il balzello a dire il vero, era stato già anticipato sulle pagine del Messaggero per un motivo ben specifico.

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Il governo starebbe valutando l’ipotesi di aumentare le tasse sui consumi per far scendere quelle sul lavoro. Alcuni funzionari del Tesoro hanno difatti chiarito che di una ipotesi affine “se ne parlava ai tempi del governo Letta e se ne continua a parlare ora”. “Con una pressione fiscale che quest’anno si attesterà al 44 per cento, record storico toccato anche nel 2012 – ha dichiarato il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – bisogna assolutamente evitare qualsiasi nuovo aumento della tassazione, tra cui quello dell’Iva”.

“Chi ritiene che non sia così, non ha compreso che se dovessero essere ritoccate all’insù le aliquote agevolate dell’Iva, a pagare il conto sarebbero soprattutto le famiglie meno abbienti”.  “Ricordo – ha continuato Bortolussi – che il 98% delle imprese italiane ha meno di 20 addetti e la stragrande maggioranza di queste attività produce o vende i propri servizi per il mercato interno. Se dovessimo subire l’ennesimo aumento dell’Iva, quest’ultime risentirebbero pesantemente degli effetti negativi di tale scelta”.

 

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