Brasile in stagflazione

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Peggiorano a vista d’occhio i dati macro-economici provenienti dal Brasile.

Gli analisti hanno rivisto drasticamente al ribasso le loro previsioni sulla crescita dell’economia per l’anno in corso e per il prossimo anno rispettivamente ad appena lo 0,13% e lo 0,55% dai precedenti +0,16% e +0,69%. Il prodotto interno lordo si è esteso di appena lo 0,1% nel terzo trimestre, dopo che si era contratto dello 0,6% nel secondo trimestre, rispetto ai tre mesi precedenti.

Di contro, l’inflazione velocizza di gran lunga la sua marcia. Durante lo scorso mese, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,79% su ottobre dal +0,38% del mese precedente, mostrando un incremento annuo del 6,46% dal 6,42% di ottobre. La banca centrale ha un target del 4,5% più o meno un margine del 2%. Secondo gli analisti, l’inflazione è destinata a salire mediamente al 6,54% nel 2015, complice anche il crollo del real, che ha perso negli ultimi tre mesi il 9,5% contro il dollaro, attestandosi adesso a un cambio di 2,6658.

Lo stesso governatore Alexandre Tombini, durante il suo report trimestrale pubblicato oggi, ha alzato al 6,1% l’inflazione attesa per l’anno prossimo e al 5% per il 2016. Nelle precedenti stime di settembre, i prezzi erano attesi in crescita del 5,8% per il 2015. E questo, stando i tassi di riferimento (Selic) fermi all’11,75%.

Da quando il presidente Dilma Rousseff è stato riconfermato alla guida del Paese, Alexandre Tombini è tornato ad alzare i tassi in due strette monetarie consecutive per complessivi 75 punti base, anche se gli effetti stentano ad arrivare. Dall’aprile del 2013, i tassi sono stati alzati del 4,5%, mentre per la prima volta in 10 anni, il board dell’istituto ha innalzat0 lo scorso venerdì anche i tassi a lungo termine (TJLP), quelli applicati sui prestiti della banca per lo sviluppo (BNDES) dal 5% al 5,50%.

 

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