Crisi rublo, quali effetti sull’Europa?

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Quali sono gli effetti della crisi del rublo sull’Europa?

La moneta russa si è impennata ai massimi da dicembre, toccando il cambio di 52,88 contro il dollaro e segnando un rialzo giornaliero di circa il 10%, dopo che un quotidiano locale ha reso noto che il premier Dmitri Medvedev ha ordinato per decreto alle grandi aziende statali in Russia di cedere parte delle loro riserve valutarie, in maniera tale da sostenere il rublo, che dall’inizio dell’anno ha perso quasi il 45%, arrivando a toccare fino a un minimo di 80 contro il biglietto verde e 100 contro l’euro.

Sostengono gli esperti:

Secondo le stime del governo, grazie a questa misura, sul mercato ci sarebbe quotidianamente e per i prossimi due mesi un miliardo di dollari in più al giorno, cosa che allenterebbe la pressione sulla valuta russa. E la Banca di Russia ha comunicato che lo scorso 18 dicembre, il ministero delle Finanze ha venduto riserve per 500 milioni di dollari e in data 19 dicembre altri 420 milioni. In tutto, l’istituto ha intaccato le riserve per 10 miliardi in questo mese, portando a oltre 90 miliardi di dollari le vendite dall’inizio dell’anno. Il ministero delle Finanze detiene ancora altri 6 miliardi di dollari e nei giorni scorsi aveva annunciato che avrebbe utilizzato queste riserve per difendere il cambio, considerato troppo svalutato.

Nonostante tutto, dall’Arabia Saudita non sono giunte buone notizie per il Cremlino. Il ministro del Petrolio, Alì al-Naimi, è tornato anche due giorni fa sulla politica di Riad e ha dichiarato che non taglierà la produzione di greggio nemmeno se il prezzo dovesse calare a 20 dollari al barile.

In precedenza lo stesso al-Naimi aveva precisato che il Regno Saudita non avrebbe diminuito l’output neanche se lo avesse fatto l’OPEC, trasmettendo un’indisponibilità nettissima a vendere quote di mercato ai concorrenti sul mercato globale.

 

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