Bulgari, il processo agli eredi

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Saranno processati per evasione fiscale Paolo e Nicola Bulgari, eredi dello storico marchio del lusso made in Italy ceduto dalla famiglia nel 2011 per 4,3 miliardi ai francesi di Lvmh.

Lo ha stabilito il gip di Roma Bernadette Nicotra che ha mandato a processo altre undici persone per un presunta maxievasione. Nei confronti dei Bulgari l’accusa è dichiarazione fraudolenta in qualità di azionisti qualificati e soci storici del gruppo. Il processo è stato fissato a ottobre. L’indagine, avviata nel 2013, portò gli uomini della guardia di finanza di Roma ad effettuare un maxisequestro di beni pari a 46 milioni di euro e ha interessato anche Francesco Trapani e Maurizio Valentini, rispettivamente ex ed attuale rappresentante legale della capogruppo italiana. Sigilli furono posti anche ad uno degli storici uffici del gruppo in via Condotti, nel cuore del centro storico di Roma.

Per tutti l’accusa è di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, per aver sottratto al fisco italiano, dal 2006 in avanti, circa tre miliardi di euro di ricavi, attraverso l’interposizione di società con sede in Olanda e Irlanda, generate al solo scopo di sfuggire all’imposizione fiscale in Italia. Le indagini avrebbero portato alla luce una sorta di “escape strategy” – così definita dagli stessi dirigenti del gruppo in un documento di nove fogli rinvenuto dalle Fiamme Gialle – per fuggire dal sistema di imposizione italiano e, in particolare, dalla più stringente normativa introdotta nel 2006 con riferimento alla tassazione dei dividendi provenienti da Paesi a fiscalità privilegiata.

Questa mossa era basata sul riposizionamento dei margini mondiali di guadagno (differenziale tra ricavi e costi delle vendite) del gruppo Bulgari, tramite controllate estere, in Stati differenti dall’Italia e, in particolare, prima in Svizzera poi in Olanda e infine in Irlanda.

 

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