Il calendario ForEX del 7 febbraio

 Il mercato valutario odierno sarà molto ricco di appuntamenti che vanno ad incidere sulle quotazioni del dollaro, dell’euro e della maggior parte delle valute importanti sullo scacchiere internazionale.

I market mover, come si chiamano in gergo, sono numerosi ed interessanti ma per l’area euro contano soprattutto le mosse della Banca Centrale Europea e della Bank of England che devono decidere in merito ai tassi d’interesse da applicare nelle aree di riferimento.

S’inizia comunque il giro dall’Australia dove il governo è chiamato a pubblicare i dati sull’occupazione nel paese e ci dovrebbe essere una lettura dei dati in aumento. A gennaio, infatti, 5,8 mila persone hanno trovato una nuova occupazione e il tasso di disoccupazione è contestualmente calato dal 5,5 al 5,4 per cento. La valuta è data in rialzo.

 Mercato valutario e pubblicazioni odierne

Sul fronte europeo sarà molto interessante anche conoscere quel che ha in mente la Svizzera che deve rendere note le riserve di valuta straniera detenute nei suoi forzieri. In più il tasso di cambio tra euro e franco svizzero è sempre di moda.

Nel Regno Unito, come anticipato in precedenza, la BoE deve esplicitare la sua strategia riguardo tassi d’interesse e programma di acquisti ma nonostante il fermento, si pensa che tutto resterà invariato.

► L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

Grande attesa anche per il discorso di Draghi chiamato a dare la posizione ufficiale della BCE rispetto alla guerra valutaria in atto.

► Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

La proposta anti-crisi di Hollande

 François Hollande, per la prima volta da quando è stato eletto presidente della Repubblica francese, ha tenuto un discorso davanti al Parlamento di Strasburgo ed ha ottenuto un discreto successo con strascichi e polemiche legati alla sua “proposta alternativa”.

In pratica Hollande, guardato un po’ il mercato valutario, ha spiegato che l’Europa ha allentato la presa sull’euro e la moneta unica è sempre più vulnerabile, sottoposta a movimenti che psi potrebbero definire addirittura irrazionali. Hollande allora propone all’Europa unita d’intervenire sui tassi di cambio con un progetto di medio termine, in pratica riducendo in modo “artificiale” il valore della moneta unica.

L’euro, in questo momento, con l’indice Big Mac che ne evidenzia la forza è deleterio per la ripresa. Eppure non tutti sono d’accordo con questa visione del Vecchio Continente e la Germania, ad esempio, si è opposta in modo vivace alla proposta del leader francese.

Di nuovo crisi per l’Eurozona? Sicuramente l’incertezza a livello politico non giova a nessuno ma se anche gli investitori che avevano percepito la situazione, adesso si sentono più sicuri nell’affermare che gli ultimi eventi che hanno interessato Spagna e Italia minano la forza dell’euro.

Gli attacchi speculativi sono alle porte, per questo è sempre più atteso l’intervento deciso della BCE in risposta ai continui incrementi di valore della moneta unica.

Guadagnare ai tempi della guerra valutaria

 Il mercato ForEx è probabilmente uno dei più semplici da interpretare ed è chiaro a tutti che in questo momento è interessato da una vera e propria guerra, legata molto spesso alle decisioni delle banche centrali. Sono questi istituti quelli maggiormente interessati al deprezzamento delle monete locali, utile ad attirare nuovi investimenti.

Le scelte della BoJ fanno arrabbiare la Germania e si determina una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino. La Bank of Japan, come anche al Fed in America, stanno premendo affinché il dollaro e lo yen perdano quota e così, come già indicato dalle statistiche, l’euro resta la valuta forte in circolazione. 

► L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

In questo panorama in cui le banche centrali sono impegnate fortemente nella rincorsa alla liquidità, ci rimette soprattutto l’euro. Ecco allora che le indicazioni su monete forti, monete deboli e monete indebolite a scapito di altre rafforzate, aiuta nella scelta del portafoglio ForEX.

Gli analisti e i broker consigliano anche di diversificare gli investimenti puntando qualcosa sui fondi comuni d’investimento e sui mercati che replicano le oscillazioni del mercato valutario. Parliamo ad esempio dei mercati ETF (Exchange Traded Funds), degli ETN(Exchange Traded Notes) e degli ETC (Exchange Traded Commodity).

 

La prossima crisi partirà dal dollaro

 La prossima crisi valutaria potrebbe partire in seno all’America, nel suo cuore, negli Stati Uniti che adesso stanno combattendo per una risoluzione senza traumi del fiscal cliff, rimandando di mese in mese la decisione sulla riforma fiscale, ma che dovrebbero ripartire alla grande nella seconda metà del 2013.

Le speranze, all’indirizzo degli States, resistono mentre per quel che riguarda il Vecchio Continente, tutti dicono che la crisi nella zona Euro non è finita. L’America dovrebbe tornare a sorridere, economicamente e finanziariamente parlando, nella seconda metà del 2013.

Da quel momento in poi gli analisti prevedono che si scateni una vera e propria corsa del dollaro di durata quinquennale. Un’eventualità che spaventa gli economisti come Andy Xie che s’immagina una crisi dei mercati emergenti dopo la resurrezione del dollaro.

► L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

Secondo Xie, l’indice del dollaro dovrebbe salire a 100 in tre anni, guadagnando il 25% rispetto ai livelli attuali, innescando una crisi nei paesi emergenti che adesso funzionano da traino. Non è uno scenario del tutto nuovo, in fondo, visto che già negli anni Ottanta e nel 1997 la crisi del debito dell’America Latina e la crisi finanziaria asiatica, sono coincise con un apprezzamento del dollaro rispetto alle valute locali.

In tal senso i paesi maggiormente a rischio sono i paesi BRIC, vale a dire Brasile, Russia, India e Cina che costruiscono il loro business con numerosi investimenti esteri.

Mercato valutario e pubblicazioni odierne

 Ogni giorno ci sono un buon numero di pubblicazioni che influenzano l’andamento delle valute e possono incidere sullo scacchiere internazionale. Nella giornata di oggi, i market mover più quotati, puntano a far oscillare il dollaro australiano, l’euro, la sterlina e il dollaro americano.

Per quanto riguarda il dollaro australiano, saranno importanti i dati sui permessi di costruzione che hanno un impatto notevole visto che illustrano la salute del comparto immobiliare. Ottenere un permesso per costruire vuol dire avviare un nuovo business. Gli analisti si aspettano un valore prossimo all’1,1 per cento, in discesa rispetto alla lettura precedente, ma se qualcosa dovesse spingere al rialzo, potrebbe essere scatenato il rialzo anche del dollaro australiano.

► Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

I market mover che interessano l’euro sono di medio impatto e riguardano il cambiamento dell’occupazione in Spagna, la rilevazione dell’indicatore del sentiment degli investitori e poi l’indice dei prezzi di produzione.

► L’euro ai massimi da novembre 2011

La sterlina, invece, sarà influenzata dalla pubblicazione dell’indice PMI delle costruzioni che potrebbe migliorare in modo sensibile portando tutta la zona inglese verso il terreno espansivo. Ci sono quindi buone opportunità rialziste sulla moneta inglese.

Resta da analizzare quel che accade in America dove ad incidere sulle quotazioni del dollaro dovrebbe essere la pubblicazione dell’indice degli ordini industriali che secondo gli analisti dovrebbe migliorare rispetto alla rilevazione precedente.

Gli orari del ForEX per investire meglio

 Il mercato valutario si accavalla all’attività delle principali borse mondiali, per questo, il buon investitore è quello che conosce accuratamente non solo l’andamento delle valute, ma anche gli orari giusti in cui mettere a segno il proprio investimento.

► Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

In generale, il mercato ForEX è aperto dalle ore 23 della domenica fino alle ore 23 del venerdì successivo (ora italiana). In realtà si può operare a qualsiasi ora, aiutati da un buon broker che definisce insieme all’investitore i cosiddetti ordini pendenti, quelli che diventano attivi ad una determinata ora, oppure quando sono raggiunti degli obiettivi prefissati.

Per esempio si può scegliere di comprare una determinata opzione soltanto quando la valuta ha raggiunto un certo prezzo, in modo da massimizzare il profitto. In tal senso tutto avviene in modo automatico. Ecco perché si può investire comodamente senza dover abbandonare necessariamente il proprio lavoro.

► Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

 

Ed arriviamo quindi agli orari che maggiormente interessano gli investitori. Il mercato ForEX si apre con le sessioni del Pacifico e con la sessione Asiatica che lavorano dalle ore 23 alle ore 9 del giorno successivo. Le borse di riferimento erano quelle di Sidney e Tokyo. Poi è la volta delle sessione Europea, attiva dalle ore 9 alle ore 18 con Londra come riferimento. Infine la borsa di New York e il Forex ad essa collegata che si sviluppa dalle ore 14 alle ore 23.

L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

 Il mercato ForEX è un terreno d’azione molto importante a livello di investimenti perché consente di avere alti rendimenti a fronte di un impiego di risparmi anche molto contenuto. Ma per capire, in linea di massima, quali sono le valute più forti del momento, si può usare la potenza euristica dell’indice Big Mac.

► Uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti

L’indicatore in questione è presentato ogni anno dall’Economist, per il 2013 la grande novità sta nel fatto che presentazione è interattiva. La teoria economica che sottosta all’indice Big Mac è quella della parità del potere d’acquisto. In pratica si cerca di capire quanto costa un prodotto diffuso universalmente, nelle varie zone del mondo.

► Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

L’indicatore, all’inizio, aveva un solo riferimento, un elemento esclusivo, che era appunto il panino del McDonald Big Mac. Stando all’ultima rilevazione, l’indice Big Mac ci dice che l’euro è la valuta forte, sia rispetto allo yuan cinese, sia rispetto al dollaro americano.

I numeri parlano chiaro: un Big Mac acquistato nei 17 paesi dell’Eurozona viene a costare qualcosa come 3,59 euro, mentre se lo si acquista in Cina, bisogna corrispondere 16 yuan che sono anche 1,90 euro. Se invece si va a comprare un Big Mac in America, allora saranno pagati 4,37 dollari che equivalgono a 3,22 euro. In questo momento, quindi, l’euro è la valuta forte e lo yuan è la valuta più debole.

L’euro ai massimi da novembre 2011

 L’euro sorpassa il dollaro e lo fa assestandosi sui livelli massimi che non si registrano dal novembre del 2011. Insomma, come per i buoni del tesoro, per cui si rileva una buona asta dei Btp a 5 e 10 anni, c’è stato una specie di passo indietro, sicuramente proficuo.

Tecnicamente il tasso di cambio tra euro e dollaro ha superato quella che è da considerarsi la soglia di resistenza della moneta unica del Vecchio Continente, cioè i 1,35 dollari, per arrivare poi, nella tarda mattinata a 1,3562. I prezzi del denaro europeo, dunque, sono stati sospinti verso l’alto.

A pesare è stato anche l’atteggiamento degli investitori che hanno fatto segnare delle buonissime performance anche per yen, sterlina, dollaro australiano e dollaro canadese. I mercati finanziari, in questo momento, si stanno spingendo verso i settori in cui è necessario prendersi dei rischi.

 Dove si corre il rischio c’è più gusto

Un movimento che comunque dà i suoi frutti e guardando attentamente i volumi di scambi delle varie borse internazionali, si può avere la conferma.

 Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

Per esempio, Wall Street è cresciuta fino ai livelli che le erano stati propri nel 2008 e probabilmente farà registrare nuovi record che manderanno definitivamente nel dimenticatoio l’affare dei mutui subprime. Sul versante europeo, la borsa di Francoforte viaggia ai livelli del 2008 ed è tornata ai fasti del 2010 anche Tokyo.

Uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti

 Oggi, sulla base delle pubblicazioni economiche che il mercato si aspetta, c’è da star sicuri che ci sarà qualche movimento interessante per il dollaro australiano, per quello americano e per l’euro. Andiamo con ordine.

Il dollaro australiano sarà influenzato dalla pubblicazione dell’indice di diffusione delle aziende che non comprende il settore agricolo. Il documento è curato dalla National Australia Bank Limited e si può considerare un market mover di impatto medio, anche se i suoi effetti saranno immediati. In generale ci si aspetta un incremento di questo indicatore che dovrebbe avere una correlazione positiva con l’ascesa del mercato valutario.

 Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

Sul fronte euro, invece, ci sono due episodi da tenere in considerazione. In Germania, ad esempio saranno pubblicati l’indice di fiducia dei consumatori con impatto medio e l’indice dei prezzi d’importazione considerato invece d’impatto scarso. Per quel che riguarda la fiducia dei consumatori ci si aspetta una lettura con un leggero miglioramento.

Resta da dare un’occhiata al dollaro americano cui è associato per la giornata di oggi un market mover di massimo impatto: l’indice di fiducia dei consumatori statunitensi, studiato dalla Conference Board.

 Elementi caratterizzanti della settimana valutaria

Se i consumatori sono fiduciosi, in genere si stima che l’economia sia in forma e quindi si ha un effetto positivo sulla valuta. Per questa volta si prevede un calo dal 65,1 al 64,5.

Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

 Quella tra valute, oggi, si configura come una propria guerra che oppone i paesi sulla base della scelta della politica monetaria. L’ultima contrapposizione sorta è quella tra Giappone e Germania.

A parlare, alla fine di gennaio è stato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann che si è scagliato quindi contro la politica di allentamento monetario scelta dalla Bank of Japan il cui obiettivo prioritario è portare l’inflazione al 2 per cento.

 BoJ e governo discutono della crescita

Per farlo Tokyo ha scelto di stampare nuovi yen, di metterli sul mercato e di procedere, con questo gruzzoletto, a comprare l’euro, in modo che sia la moneta del Vecchio Continente ad apprezzarsi mentre si svaluta in modo provvidenziale lo yen.

 Le scelte della BoJ fanno arrabbiare la Germania

Nelle esportazioni, a questo punto, la strategia di Tokyo risulterebbe vincente. Una strategia analoga a quella giapponese, potrebbe essere adottata anche dalla Svizzera, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti che possono permettersi di stampare moneta, a differenza della Germania che dei paesi dell’Eurozona che non hanno sovranità monetaria e quindi non possono rispondere con altrettante manovre aggressive.

A livello interpretativo, la scelta del Giappone sullo yen vuole dimostrare anche che non esiste l’indipendenza delle banche centrali, visto che, quanto sta facendo la Bank of Japan non è altro che il risultato di un “ricatto” condotto ad arte dal governo del paese.