I cinque punti caldi del Jobs Act di Matteo Renzi – II parte

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 Domani mattina l’appuntamento per la presentazione al Consiglio dei Ministri del Jobs Act, il piano con cui Matteo Renzi e la sua squadra di Governo risolleverà le sorti del paese dando una concreta svolta al mondo del lavoro e degli ammortizzatori sociali.

Il Jobs Act è da tempo nei programmi di Renzi che ne ha sottolineato l’urgenza in più di una occasione, anche se solo in questi ultimi giorni si sono iniziate a delineare le modalità pratiche di questi interventi. Vediamoli nel dettaglio.

I cinque punti caldi del Jobs Act di Matteo Renzi

Naspi, un solo sussidio per tutti

Aspi, mini Aspi, cassa integrazione in deroga e tutti gli ammortizzatori sociali previsti dall’attuale legislazione in materia sparirebbero a favore della Naspi, ovvero un sussidio di disoccupazione universale spettante a tutti coloro che hanno perso il lavoro dopo almeno tre mesi di attività.

Nel sussidio sono compresi anche tutti i componenti della folta schiera di lavoratori a progetto e simili che fino adesso non avevano alcuna garanzia per la perdita del lavoro. La Naspi verrà erogata, per un importo decrescente che va dai 1-100/1.200 euro al mese fino ai 700, per la metà dei mesi lavorati nei precedenti 4 anni, quindi per un massimo di due anni (24 mesi).

Secondo Stefano Sacchi che ha ideato il nuovo sussidio, la Naspi non comporterà alcun costo per lo Stato, in quanto sarebbe finanziata dalla progressiva scomparsa della cassa integrazione in deroga.

Agenzia unica e Garanzia Giovani

La categoria più vulnerabile nel grande mercato del lavoro sono sicuramente i giovani, per questo nel Jobs Act di Matteo Renzi è prevista anche la creazione di un’Agenzia Unica che avrà lo scopo di studiare e mettere in atto, come esplicitamente richiesto dall’Unione Europea a tutti gli Stati membri, una garanzia per giovani, ovvero misure concrete ed efficaci per garantire ai giovani sotto ai 25 anni la possibilità di proseguire gli studi o trovare delle offerte di lavoro adeguate entro i primi mesi dall’entrata nel mondo del lavoro.

Spending Review

Le riforme programmate da Matteo Renzi nel Jobs Act comporteranno allo stato sia delle minori entrate fiscali che delle spese aggiuntive, motivo per cui nel documento sono indicate anche le fonti della loro copertura finanziaria.

Il costo totale dell’operazione supera i dieci miliardi di euro, che saranno trovati in parte con la riduzione della spesa pubblica, in parte arriveranno dal rientro dei capitali attualmente all’estero e dal risparmio interessi sul debito pubblico con il calo dello spread.

I cinque punti caldi del Jobs Act di Matteo Renzi – I parte

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