Confartigianato chiede meno tasse sul lavoro

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Meno imposte sul lavoro e impegni soldi al fine di ravvivare la produzione e l’occupazione, dal momento che il mercato interno, malgrado l’entusiasmo provocato dagli ultimi dati Istat sulla ripresa, è ancora fermo.

 

E’ questo il monito del presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, che ha analizzato la fase economica del Paese: le lamentele degli imprenditori che ancora non vedono il cambio di passo e quelli (non pochi, a giudicare dai commenti) che invece hanno svoltato la curva e vedono il rettilineo (in salita) della ripresa.

Il Fisco è al vertice delle richieste al governo. A motivare la domanda sempiterna di meno tasse ci sono i numeri.

L’Ufficio studi di Confartigianato calcola che nel 2015 gli italiani paghino 29 miliardi di tasse n più rispetto alla media europea, 476 euro a testa. Nell’ultima decade, dice ancora l’associazione, il peso del Fisco della Penisola è cresciuto come in nessun altro sistema del Vecchio continente: +4,2 punti di Pil, per un livello di pressione fiscale del 43,4% del Prodotto che ci posiziona al settimo posto nel continente. In questo panorama, agli imprenditori è richiesto uno sforzo non indifferente, legato agli immobili produttivi (capannoni e laboratori) che valgono 7,2 miliardi di Imu.

La relazione di Merletti descrive ancora un Paese a due velocità, nonostante le statistiche affidino alla domanda interna un ruolo nel traino della ripresa. “Sul mercato interno la tanto agognata ripresa noi non la vediamo ancora”, fredda gli entusiasmi il presidente degli artigiani. Che non lesina le critiche al governo, rappresentato all’Auditorium dell’Esposizione dal ministro dell’Agricoltura, Martina, in vece di Maria Elena Boschi (alla quale Merletti ha chiesto “maggiore rispetto”, dopo il forfait dell’ultimora, suscitando l’ovazione della folla). “La comunicazione è importante”, riconosce Merletti, che però parla dell’impossibilità di “cullarsi in un libro dei sogni o accontentarsi di qualche tweet pieno di entusiasmo”.

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