Crescita economica sempre più lenta: lo dice l Istat

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La crescita economica rallenta sempre di più. Ad affermarlo è l’Istat. Tuttavia, secondo quanto scritto nel report dell’Ente, le famiglie spendono di più. Non tutto, dunque, è ancora perduto. Anzi.

Durante il primo trimestre di quest’anno la crescita è stata pari allo 0,2% in confronto all’ultimo trimestre del 2015. E questo atteggiamento delle famiglie continua a far bene alla ricchezza nazionale (il Pil), che fa registrare una crescita pari allo 0,3%. Gli stessi investimenti delle imprese sono in ripresa. Ma le buone notizie si fermano qui.

Il problema sono le attese delle aziende e gli ordinativi della manifattura che registrano “alcuni segnali di cedimento”. Per tale ragione, l’Istat preventiva”un rallentamento nel ritmo di crescita nel breve termine”. Pesa anche la fiducia dei consumatori, in flessione da gennaio. Per programmare questa tendenza al ribasso, gli statistici utilizzano uno strumento che si chiama “indicatore anticipatore composito” dell’economia.

L’altra cattiva notizia è che l’Italia rimane in deflazione (situazione che conferma lo scarso dinamismo dell’economia). L’Istat prevede che i prezzi saranno “negativi o vicini allo zero nei mesi estivi” in assenza di “mutamenti sostanziali dello scenario internazionale”. L’inflazione potrebbe rialzare la testa solo in autunno quando i consumi interni – se in ripresa, come si immagina – spingeranno verso l’alto i prezzi.

In questo momento, i rincari riguardano soprattutto i carburanti, i tabacchi, gli “alimentari non lavorati”. Il tasso tendenziale si conferma al 7 per cento, ma solo per i beni “non alimentari e non energetici”. Proprio la bolletta elettrica, in forte calo per effetto del prezzo basso del petrolio, abbatte l’inflazione.

Il mercato del lavoro è tutto luci ed ombre. Ad aprile gli occupati aumentano sia tra gli uomini (+0,3% su base congiunturale) sia tra le donne (+0,1%). La crescita ha coinvolto i dipendenti a carattere permanente (+0,2%, 35 mila occupati in più) e gli indipendenti (+0,3), a fronte di una sostanziale stabilità di quelli a termine.

 

 

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