Decreto Lavoro, le conseguenze sull’occupazione

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 Con l’approvazione della Camera, il Decreto Lavoro messo a punto dal ministro Poletti e da Matteo Renzi è diventato legge. Durante la fase di discussione non sono mancate polemiche e cambiamenti importanti al corpo del testo, che prevede delle interessanti novità per una larga fetta di lavoratori italiani.

L’obiettivo è di aumentare il numero degli occupati italiani, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione, attraverso una semplificazione e una deburocratizzazione dei contratti di lavoro. I vari provvedimenti saranno in grado di centrare questo obiettivo?

Secondo una recente indagine effettuata dall’agenzia del lavoro Gi Group su più di 330 aziende italiane, sembra proprio di sì.
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Gli imprenditori italiani hanno quindi apprezzato le nuove norme predisposte in materia di assunzioni e, secondo il sondaggio, il 44% delle imprese del campione utilizzerà i nuovi contratti a termine e il 29% quelli di apprendistato per le nuove assunzioni.

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Una buona notizia, anche se solo in parte. Infatti, i contratti a termine e di apprendistato che saranno stipulati in futuro non significano per forza un aumento del numero degli occupati: una buona parte di questi, infatti, saranno utilizzati per la regolarizzazione di posizioni di lavoro come le collaborazioni a progetto o le false partite Iva.

Inoltre, il sondaggio ha messo in evidenza che queste forme contrattuali così rinnovate andranno a tutto discapito delle assunzioni a tempo indeterminato: il 22% del campione ha intenzione di diminuire i contratti stabili per le nuove assunzioni e il 69% non ha intenzione di aumentarne il numero.

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