Decreto Lavoro, le conseguenze sull’occupazione

 Con l’approvazione della Camera, il Decreto Lavoro messo a punto dal ministro Poletti e da Matteo Renzi è diventato legge. Durante la fase di discussione non sono mancate polemiche e cambiamenti importanti al corpo del testo, che prevede delle interessanti novità per una larga fetta di lavoratori italiani.

L’obiettivo è di aumentare il numero degli occupati italiani, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione, attraverso una semplificazione e una deburocratizzazione dei contratti di lavoro. I vari provvedimenti saranno in grado di centrare questo obiettivo?

Secondo una recente indagine effettuata dall’agenzia del lavoro Gi Group su più di 330 aziende italiane, sembra proprio di sì.

Il Dl Lavoro è legge – Cosa cambia per contratti a termine e apprendistato

 Il Decreto Lavoro voluto dal Governo Renzi, è diventato ufficialmente legge con l’approvazione definitiva della Camera arrivata ieri, non senza polemiche.

Ora che la legge di conversione è stata approvata, si passa alla fase operativa secondo le linee guida e i principi tracciati. Questo primo passo nella riforma del lavoro voluta dal neo premier ha interessato i contratti a termine, quelli di apprendistato e quelli di solidarietà, vediamo allora cosa cambia con questa nuova legge.

La Camera approva, il Decreto Lavoro è legge

 Dopo tante discussioni, emendamenti e polemiche, la Camera ha approvato in via definitiva – 279 i voti favorevoli, 143 quelli contrari – la conversione in legge del decreto sul lavoro.

Il testo contiene le linee guida e i provvedimenti da mettere in atto per il rilancio dell’occupazione italiana. 

Decreto Lavoro, le novità del testo che diventerà legge

 Il prossimo 19 maggio il testo del Decreto Lavoro passerà all’esame finale della Camera, ultimo passo dell’iter che lo vedrà diventare legge.

Il testo, che era stata approvato dal Consiglio dei Ministri a fine marzo, è stato più volte modificato durante le letture al Senato e alla varie commissioni. Di seguito vediamo le novità introdotte dalla versione approvata ieri dal Senato.

Decreto Lavoro, le novità del testo in esame oggi al Senato

Dopo il primo sì della Camera, oggi il Decreto Lavoro voluto dal Governo di Matteo Renzi approda al Senato in una versione che contiene delle importanti novità rispetto al testo originario, tutte approvate dalla maggioranza.

Gli emendamenti, che però non convincono i sindacati, saranno discussi oggi, per arrivare alla versione definitiva del testo del Decreto che dovrà diventare legge entro il 19 maggio. Vediamo quali sono gli emendamenti approvati.

Decreto Lavoro, tutte le novità in arrivo per i servizi al lavoro

 Nel Decreto Lavoro in attesa di fiducia sono previste delle interessanti novità per quanto riguarda i servizi per il lavoro, il Durc e i contratti di solidarietà, che compongono la seconda parte del testo e integrano quanto stabilito per i contratti a termine e per l’apprendistato.

Decreto Lavoro, tutte le novità in arrivo per l’apprendistato

 Il decreto lavoro in attesa di approvazione oggi alla Camera prevede una serie di importanti novità che riguardano i contratti a termine, l’apprendistato e i servizi per il lavoro.

Come per i contratti a termine, le novità previste dal Decreto lavoro in materia di apprendistato mirano a rendere più agevole l’assunzione dei giovani, e quindi il loro ingresso nel mondo del lavoro, e a diminuire il carico fiscale e burocratico delle imprese.

Decreto Lavoro, tutte le novità in arrivo per i contratti a termine

 Oggi in Parlamento si discute di Decreto Lavoro, una parte fondamentale del Jobs Act di Matteo Renzi che, a meno di rivolgimenti dell’ultimissimo minuto, dovrebbe ricevere la fiducia, anche se tra mille polemiche e discussioni tra le varie parti.

Rispetto al testo originario, un documento composto da sei articoli suddivisi in due macro sezioni, sono state apportate alcune modifiche, che analizzeremo di seguito insieme a tutte le novità previste dal Decreto per il mondo del lavoro.

I motivi per cui la Riforma del lavoro del Governo Letta non funzionerà

 Con il Decreto Lavoro entrato in vigore il 31 agosto 2013, il Governo Letta ha voluto fare degli aggiustamenti e delle correzioni rispetto alla precedente normativa, con lo scopo di rilanciare un mercato che in Italia è ormai immobile da troppo tempo e che esclude una grossa fetta della popolazione.

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La disoccupazione in Italia è ormai ferma al livello record del 12% della popolazione attiva, percentuale che si alza in modo esponenziale quando l’analisi si restringe in base all’età: a soffrire di più della mancanza di lavoro sono i giovani, che non hanno modo di entrare in questo mondo (il tasso di disoccupazione per i giovani sotto ai 25 anni a luglio 2013 è stato al 39,5%, +0,4% rispetto a giugno e +4,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).

Tra le cause principali, per quanto riguarda i giovani, la mancanza di un filo diretto che porta i giovani dalla scuola al lavoro, un problema che il Governo Letta ha provato a risolvere con degli incentivi all’apprendistato e all’assunzione di giovani.

Ma, secondo alcuni esperti, tra i quali figura anche Tito Boeri, uno dei più importanti economisti italiani, il problema di questo Decreto lavoro, quello che lo porterà a non fare alcuna differenza per chi si trova senza lavoro, è proprio la struttura di questi incentivi all’occupazione, giovanile e non: gli incentivi sono temporali, ossia hanno una scadenza e anche molto ravvicinata. Fatto, questo, che li rende praticamente inutili:

Quando si hanno poche risorse da distribuire – afferma Boeri – è meglio che vengano concentrate in pochi provvedimenti di lunga durata, come poteva essere un sussidio permanente per le retribuzioni più basse. Altrimenti c’è il rischio che gli incentivi, distribuiti su troppi interventi e per periodi limitati, si esauriscano senza avere inciso sull’economia reale. Insomma, che siano soldi buttati via.

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Ma il problema sembra non essere solo questo: secondo la Prof. Silvia Ciucciovino dell’Università degli Studi di Roma Tre, c’è bisogno di un cambiamento radicale che porti all’eliminazione della prassi di una riforma all’anno,

almeno per due ragioni: in primo luogo perché l’instabilità e l’incertezza delle norme è un elemento di ulteriore disfunzionalità del mercato del lavoro e di scoraggiamento degli investitori stranieri a operare nel mercato italiano; in secondo luogo perché la crescita dell’occupazione dipende, non certo dalle norme, quanto da una seria politica di investimento sulla crescita economica del Paese.

Start up innovative: definizione, requisiti e agevolazioni previste con il Decreto Lavoro

 Il Decreto Lavoro da pochi giorni entrato in vigore è stato redatto dal Governo al fine di incentivare l’occupazione anche attraverso degli incentivi mirati a chi vuole fare impresa. Sono stati previsti, infatti, delle facilitazioni per le start up, ossia per le imprese che sono state appena avviate.

 Cosa sono le start up?

Cosa sono le start up innovative?

I benefici sono stati estesi anche alle start up innovative, ossia una società di capitali che abbia come oggetto lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di servizi e prodotto ad alto tasso di tecnologia. L’estensione dei benefici previsti per le start up è mirata alla promozione dell’occupazione giovanile.

I requisiti necessari per rendere una start up innovativa

Il Governo sta cercando di dare nuova linfa vitale al mercato del lavoro italiano, ormai inaccessibile soprattutto ai giovani: prevedere degli incentivi per le start up innovative, ossia che abbiano una caratterizzazione specificatamente tecnologica, ha proprio lo scopo di facilitare gli imprenditori più giovani, quelli che hanno una maggiore famigliarità con la materia.

► Start up innovative: definizione, requisiti e agevolazioni previste con il Decreto Lavoro

Per poter usufruire degli incentivi previsti dal Decreto Lavoro , però, è necessario che la società di capitali che si è costituita, abbia delle determinate caratteristiche. Ecco quali sono:

– i soci (persone fisiche) devono avere la maggioranza delle quote o delle azioni del capitale sociale (almeno il 51%) e dei diritti nell’assemblea ordinaria dei soci dalla costituzione della società e per i successivi 24 mesi;

– la società non deve essere in attività da più di 48 mesi;

– la società deve avere sede in Italia e operare prevalentemente entro i confini nazionali;

– il limite massimo del valore della produzione della società dal secondo anno in poi è di 5 milioni di euro (i dati devono essere confermati dal bilancio);

– la società non ha ancora distribuito utili;

– la società di capitali per definirsi come start up innovativa deve essere originale, ossia non deve derivare da fusione, scissione societaria o cessione di azienda o di ramo di azienda.

Oltre a questi requisiti, le start up per potersi definire innovativa deve possedere anche uno sei tre seguenti requisiti:

1. aver effettuato spese per ricerca e sviluppo (spese per sviluppo precompetitivo e competitivo, servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, costi lordi di personale interno e consulenti esterni,  spese legali relative alla registrazione e alla protezione della proprietà intellettuale, dei termini e delle licenze d’uso) devono essere uguali o superiori al 20% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa;

2. almeno un terzo della forza lavoro della start up deve essere costituito da dottorandi, dottori di ricerca e ricercatori di università italiane o straniere, senza particolari limitazioni per il tipo di contratto, che potrà essere di lavoro subordinato o autonomo;

3. la start up, in mancanza di uno dei due requisiti precedenti, potrà definirsi innovativa se è titolare o depositaria o licenziataria di almeno un brevetto relativo un’invenzione industriale, biotecnologica o relativa ai semiconduttori e alle varietà vegetali.

► Agevolazioni fiscali per le start up previste dal Decreto Lavoro

Incentivi e facilitazioni per le start up innovative

Tra le principali facilitazioni previste dal Decreto Lavoro da poco entrato in vigore per le start up ed estesi anche alle start up innovative, ci sono:

1. nessuna spesa per l’avvio dell’impresa: eliminati i costi per l’imposta di bollo e per i diritti di segreteria da pagare per l’iscrizione al Registro delle Imprese;

2. nessun contributo per il diritto annuale alle Camere di Commercio;

3. per il biennio 2013/2015 è stata prevista la detrazione Irpef al 19% su investimenti detraibili non superiori ai 500mila euro per periodo d’imposta;

4. le start up, anche quelle innovative, potranno usufruire di agevolazioni sulle assunzioni di personale altamente qualificato per un massimo di 200 mila euro;

5. tutti i contratti di lavoro messi in essere dalle start up possono essere rinnovati per 48 mesi (12 in più rispetto ai 36 previsti).