Fotovoltaico italiano, settore in crescita

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Sembra essere ufficialmente iniziata la caccia grossa al fotovoltaico italiano. Dopo gli anni della crescita senza stop, con centinaia di operatori che si sono improvvisati produttori di energia con scopi “industriali”, è giunto finalmente il momento della riorganizzazione del sistema legato alle rinnovabili “solari”.

Un parco centrali tra le più grandi del mondo, sicuramente uno tra i più importanti d’Europa con i suoi 18mila megawatt complessivi, ma anche tra i più frammentati. Basti pensare che sulgli oltre 17mila impianti fotovoltaici “industriali” peresenti sul nostro territorio, ben 7.280 hanno una potenza che non supera il megawatt di potenza installata.

Una crescita stimolata da incentivi assai generosi, concessi dal governo italiano nei primi anni Duemila, arrivati a rendere fino al 12-13 per cento sul capitale investito. Questo spiega perché una buona parte dei proproietari degli impianti solari sono fondi o soggetti finanziari e non soggetti industriali. Ma la riduzione degli incentivi, quando il costo complessivo nella bolletta degli italiani era giunto alle soglie dei 9 miliardi di euro all’anno, ha portato a una brusca frenata degli investimenti. Soltanto in parte compensata dalla progressiva riduzione del prezzo dei pannelli. Questo ha messo in difficoltà tutti quegli operatori che sono entrati nel mercato a ridosso del taglio degli incentivi. Così, oltre alla frammentazione, siamo di fronte a un settore che ha bisogno in molti casi di una ristrtturazione sia finanziaria che industriale, dove la ricerca delle sinergie è fondamentale per mantenere i proigetti in equlibrio economico.

Un quadro che spiega molto bene il senso dell’operazione comunicata ufficialmente nel fine settimana, con la creazione di una joint venture tra Enel Green Power, il principale operatore nelle rinnovabili nel nostro paese, e il fondo infrastrtturale F2ì (il quale ha come sponsor principali Intesa, Unicredit, le fondazione Bancari e la Cassa Depositi Prestiti).

 

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