Gli aumenti salariali poco più dell’inflazione

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 La crisi appesantisce gli stipendi degli italiani.Nel 2013 le retribuzioni orarie sono cresciute in media solo dell’1,4%, il picco più basso dall’anno 1982 ad oggi.

Secondo l’Istat, che ha effettuato le rilevazioni, gli aumenti salariali nel 2013 hanno superato di pochissimi punti gli aumenti dei prezzi che su base annua hanno registrato un +1,2%: a dicembre in particolare le retribuzioni orarie sono rimaste sullo stesso livello di novembre, segnando però un +1,3% rispetto al dicembre 2012.

 

Nel 2014 resceraqnno i salari negli Usa?

 

Più dettagliatamente, le retribuzioni del settore privato sono salite in media dell’1,7% mentre nel settore del pubblico impiego esse sono rimaste invariate, soprattutto a causa del blocco dei contratti. Nel settore privato sono aumentati gli stipendi in agricoltura del +2,7% e nell’ industria (1,8%): in quest’ultimo comparto si sono incrementate in particolare le retribuzioni del settore alimentare (+4,1%), chimico (+2,3%) e metalmeccanico (+2,2%).

Nell’edilizia i salari orari sono aumentati solo di una minima percentuale dello 0,4%. Per quanto riguarda i servizi privati, le retribuzioni del commercio sono salite del 2,1%, quelle di alberghi e pubblici esercizi del 2,2% mentre gli stipendi nel settore credito e assicurazioni sono lievitati in misura più modesta dell’1,8%.

Alla fine dell’anno scorso, ben 6,3 milioni di lavoratori, ossia il 48,9% del totale degli occupati, erano in attesa di rinnovo del contratto e tra questi si contano 2,9 milioni di dipendenti pubblici, in attesa del rinnovo contrattuale da fine 2009.

Nel settore privato sono in attesa di rinnovo contrattuale il 34% dei dipendenti, una percentuale molto superiore rispetto a quella rilevata a fine 2012 che era del 7,9%. I tempi per i rinnovi contrattuali si attestano mediamente sui 32,2 mesi.

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