Gli imprenditori contro il Jobs Act e il finto aumento di assunzioni

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I consulenti del lavoro hanno effettuato un sondaggio tra gli imprenditori per capire, da loro, qual è stato nella pratica l’effetto del Jobs Act. Sono davvero stati stimolati a fare nuove assunzioni? Soltanto il 40% degli intervistati ritiene che ci siano state ricadute positive. Ecco tutto quel che c’è da saper a riguardo. 

Soltanto il 40% degli imprenditori intervistati pensa che la riforma del lavoro targata Renzi abbia ricadute economicamente e socialmente significative sul proprio territorio. Per il 70% dei casi, infatti, le assunzioni a tempo indeterminato sono il frutto della trasformazione dei contratti già esistenti. Le “nuove” assunzioni sarebbero ben altre.

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Il Jobs Act ha avuto il merito di far aumentare il numero di contratti di lavoro a tempo indeterminato nel mercato del lavoro ma non ha aumentato visibilmente il numero dei dipendenti perché i contratti a tempo indeterminato sono stati più che altro il frutto di una stabilizzazione dei contratti precari precedentemente stipulati. Alla luce dei fatti non si può parlare di incremento dell’occupazione dopo 4 mesi dall’entrata in vigore della riforma del Lavoro.

Non è un caso quindi che il 70% degli intervistati dica che non sono aumentate le assunzioni ma ci sono state soltanto delle trasformazioni. Bisogna dire che nella ricerca dei Consulenti del lavoro emerge anche un 10% di datori di lavoro pienamente soddisfatto dai contenuti del Jobs Act che è ancora definito uno strumento essenziale per lo sviluppo d’impresa. C’è poi un buon 30% di imprenditori che avrebbe preferito un altro intervento da parte del governo e ritiene che il Jobs Act sia totalmente inutile. Punti di vista ma sempre su una riforma già in atto.

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