Industria Automotive Italia: incentivi per agevolare insediamento di nuovi produttori

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La strada per assicurare un futuro alla filiera dell’automotive nel nostro Paese è fatta di incentivi per agevolare l’insediamento di nuovi produttori oltre a Fca.

E’ la sintesi del ponderoso studio preparato da Unioncamere e Prometeia per la Commissione industria del Senato, guidata da Massimo Mucchetti. Questa mattina il lavoro viene discusso dai rappresentanti delle industrie dell’automotive italiano e del governo.

L’idea di fondo è che l’industria dell’automobile continui ad essere un po’ la madre di tutte le attività produttive. Un’idea nata a giudicare dal gran numero di occupati, 1,2 milioni in Italia considerando l’intera filiera, ma anche dalla capacità di produrre valore: due punti di pil per la sola fase industriale e 67 miliardi di valore aggiunto prodotto dall’intero settore (produzione e commercializzazione).

La capacità di produrre innovazione e ricerca resta notevole malgrado la crisi: gli investimenti in R&S dell’automotive italiano rappresentavano nel 2012 il 12,4 per cento del totale. Molto meno del 32,3 per cento della Germania ma il doppio della Francia (6,3 per cento) e quasi il triplo della Spagna (4,8 per cento). Percentuali che risentono anche del fatto che in paesi come la Francia i grandi gruppi industriali sono più numerosi. In Italia, pur diminuito a 80 mila dipendenti, il gruppo Fca rimane il principale datore di lavoro industriale, il secondo in assoluto dopo le Poste. E’ di ieri la notizia della trasformaziona a tempo indeterminato dei 1.481contratti interinali realizzati a Melfi per la produzione di 500X e Renegade.

Dunque, l’automotive continua a mantenere la sua centralità nell’industria italiana e che è ben lontana dall’aver raggiunto il punto di saturazione soprattutto se la produzione viene venduta fuori dall’Europa. Come sostenere le aziende dell’automotive? Sono sufficienti interventi di sistema, come la riforma del lavoro, o sono necessari interventi su misura per il settore?

 

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