Fmi, le raccomandazioni all’Italia per uscire dalla crisi

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La ripresa si sta leggermente concretizzando, tuttavia per l’Eurozona rischia di essere un percorso lungo. Un iter che darà i suoi risultati sul fronte della disoccupazione solo tra molti anni.

A pensarla così è il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto sull’area euro, nel quale si legge che senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 anni a Portogallo e Italia per riportare il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi.

L’istituzione di Washington evidenzia che la disoccupazione nella zona della moneta unica è alta e che probabilmente lo resterà per tanto tempo. Conclusioni sulle quali salta la Cgia di Mestre, che mette in risalto come dal 2007 al primo trimestre del 2015 in Italia si sono persi 932.000 posti di lavoro. Secondo l’analisi dell’Associazione degli artigiani, le regioni più colpite sono state quelle del Sud: in Sicilia gli occupati sono diminuiti di 168.000 unità, in Campania di 129.000 e in Puglia di 100.000. In tutte le regioni meridionali il calo occupazionale ha interessato 580.000 lavoratori (pari al 62,2 per cento del totale).

All’Italia, che viene da tre anni di recessione, il Fmi consiglia cinque tipi di interventi:

Jobs Act e legge sulla responsabilità civile dei giudici sono indicati come passi avanti positivi, poi seguono le raccomandazioni:

– L’adozione e l’implementazione della pianificata riforma dell’amministrazione pubblica;

– Ulteriori misure volte a migliorare l’efficienza della giustizia civile razionalizzando i tipi di casi che arrivano alla cassazione, permettendo un’ulteriore specializzazione dei tribunali e premendo l’acceleratore sul progetto per lo sviluppo di indicatori sulla performance dei tribunali,

– Rafforzamento delle politiche previste dal Jobs Act, legislazione e implementazione di misure concrete per ridisegnare gli ammortizzatori sociali in un sistema universale di sostegno condizionale alla ricerca di lavoro e al training;

– Decentralizzazione della contrattazione salariale per permettere una maggiore flessbilità nei contratti nazionali;

– Rapida approvazione e implementazione della legge annuale sulla competizione per affrontare le barriere regolamentari esistenti in settori chiave come il retail e i trasporti.

 

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