Italiani “mammoni” colpa della crisi?

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 Secondo i dati forniti dagli istituti di statistica dell’Unione Europa, la classifica dei paesi dove i giovani fra i 25 ed i 34 anni vivono ancora a casa con i propri genitori vede l’Italia quasi in vetta.

In questa  particolare graduatoria, la prima posizione va alla Slovacchia, con il 56,6%, mentre  il nostro paese si colloca al quinto posto con una percentuale del 46,6%.

Com’era da aspettarsi, le posizioni di fine classifica sono occupate dai paesi nordici, ed in particolare da quelli scandinavi, attestati su  percentuali molto marginali: Norvegia con il 4,2%, Svezia con il 4,1%,  Finlandia con il 4%. Fanalino di coda la Danimarca con l’1,8%.

 

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Gli indici  statistici analizzano anche i cambiamenti dei dati percentuali nel corso degli ultimi cinque anni, ossia a partire dal 2008, anno d’inizio della crisi economica..

Questa  classifica “dinamica” dà risultati diversi rispetto a quella statica: ora la Slovacchia cede il primo posto all’Ungheria, che ha registrato  l’aumento più alto pari al +9,2%, seguita da Malta con +6,3%  e Romania con +5,4%.

 

In Italia, invece, il cambiamento  nell’arco del quinquennio  risulta meno sensibile e il quadro rimane pressoché stabile segnando solo un incremento minimo dell’ordine del +1,5%.

Questo dato certifica che le difficoltà economiche derivanti dalla crisi  hanno avuto un impatto relativamente insignificante  sulla scelta dei giovani se uscire o no di casa. In altre parole la tendenza a restare in famiglia è  una tradizione tipica dei giovani  italiani tra 25 e 34 anni,  radicata  già da prima che la crisi aumentasse la precarietà lavorativa.

Un dato in contro tendenza riguarda  la Spagna, che, nonostante la crisi,  ha visto una contrazione pari  all’1,7% dei giovani residenti in famiglia:  infatti, negli ultimi cinque anni, ben il 16% dei giovani spagnoli compresi nella  fascia di età  considerata, ha lasciato il paese per cercare lavoro all’estero.

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