Jobs Act, le contestazioni della Cgil

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Successivamente all’approvazione dei decreti attuativi del Jobs act, la Cgil critica il tetto alla Cassa integrazione a due anni nel quinquennio contemplato dalla suddetta riforma.

 

Susanna Camusso è preoccupata dal limite alla cassa integrazione a due anni, nonché dall’estensione alle piccole imprese con la logica dei fondi. Il leader del Sindacato, inoltre, è tornata a criticare anche l’introduzione dei controlli a distanza sui lavoratori.

“Sarà bene che il governo si renda conto che due anni di cassa integrazione sono pochi”, ha detto Camusso intervistata al termine dell’attivo dei giovani della Cgil.  “Si sarebbe dovuto costruire una strumentazione – ha sottolineato – che non differenziasse i lavoratori”. A suo avviso, è sbagliata l’idea che il Paese sia ormai fuori dalla crisi e per questo “non esiste una riforma se non ci metti le risorse”. Infine Camusso ha fatto notare che “l’allungamento della Naspi non basta: avremo tanti problemi con i lavoratori stagionali”. La nuova indennità di disoccupazione potrà durare due anni.

La riforma della Cassa integrazione sarà estesa anche ai lavoratori delle piccole e medie imprese (1,4 milioni di persone) finora esclusi. Cassa ordinaria e straordinaria restano, ma scompare quella in deroga, per effetto della riforma Fornero, la cui modifica è una “vera urgenza”, secondo Camusso. Complessivamente si potrà ottenere la cassa per un massimo di 24 mesi nell’arco di un quinquiennio. “Da una parte – avverte – siamo di fronte a un allungamento dell’età di accesso alla pensione e dall’altra a una riduzione degli ammortizzatori sociali”.

Inoltre, le nuove norme sui controlli a distanza introdotte con il Jobs act sono una “aggressione ai diritti dei lavoratori”. Il governo rivoluziona l’articolo 4 dello Statuto del lavoratori che vietava l’utilizzo degli strumenti aziendali per controllare i dipendenti. Linea dura, nonostante il pressing dei sindacati e il parere non favorevole della Commissione lavoro della Camera.

 

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