Jobs Act, nessuna salvaguardia per decreto riordino contratti

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Jobs Act: non saranno contemplate clausole di salvaguardia a margine del decreto di riordino dei contratti di lavoro.

Questo corollario avrebbe portato alla situazione paradossale di chiedere un contributo di solidarietà a carico delle imprese, così da cautelarsi dagli eventuali costi eccessivi connessi a un numero elevato di stabilizzazioni di contratti precari. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha dichiarato che “vale 16 milioni” e che sarà smontata:

Le risorse sono largamente abbondanti, figuriamoci se non smontiamo una clausola da 16 milioni visto che stiamo studiando un Def dove ne smonteremo una da 16 miliardi per scongiurare l’aumento Iva. Mi prendo la responsabilità della misura che viene introdotta quando ci sono previsioni incerte. La norma è stata voluta dalla Ragioneria dello Stato. La ragione è che nella Legge di Stabilità, insieme alla decontribuzione delle nuove assunzioni, si è stimata la conversione di 37mila collaboratori in assunti stabili. Con il riordino dei contratti, si è detto che dal 1° gennaio prossimo si considereranno lavoratori subordinati anche i co.co.co che in realtà hanno collaborazioni continuative, cioè i collaboratori “fasulli”. Si sono stanziate nuove risorse per la decontribuzione e si è stimato che 20mila ulteriori contratti potrebbero essere stabilizzati, con minori entrate contributive.

In un secondo momento, tuttavia, la Ragioneria è stata presa dal dubbio che i soldi finora postati potessero non bastare e ha dunque chiesto una sorta di paracadute per i conti pubblici. Se si aprisse, si rischierebbe di essere nella situazione paradossale di decontribuire il lavoro, ma chiedere d’altra parte un contributo straordinario alle imprese per finanziare quella misura. Tutto ciò, visto l’impegno di Poletti, non dovrebbe accadere.

 

 

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