La decontribuzione potrebbe portare a 1 milione di posti di lavoro

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Nel 2015, la decontribuzione dei nuovi contratti stabili, attivati nell’anno in corso con la possibilità di risparmiare fino a 8mila euro di versamenti, dovrebbe portare 1,15 milioni di nuove attivazioni.

Solo 13 su cento, di queste, risponderanno a nuovi posti di lavoro, la parte restante sarà data dalla stabilizzazione di precedenti precari. Sia chiaro, un effetto benvenuto dopo anni di emorragia occupazionale.

I dati vengono snocciolati, da Palermo, da Marina Calderone, Presidente nazionale dei Consulenti del Lavoro, e Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi, presentando la sesta edizione del “Festival del Lavoro”. Luogo dal quale lanciano anche un alert sul costo della decontribuzione, che rischia di essere più alto di quasi 3 miliardi rispetto alle risorse stanziate nella Legge di stabilità.

L’analisi nasce ripercorrendo gli effetti degli sgravi contributivi previsti dalla Legge di stabilità: “Nel primo bimestre 2015 i dati del Ministero del Lavoro hanno certificato che sono stati stipulati 303.124 contratti agevolati (di cui 278mila contratti agevolati di stabilizzazione, pari al 92%), con un costo di esonero contributivo per quest’anno di 1,250 miliardi di euro”, recita una nota dei Consulenti del Lavoro. Questi, adesso, stimano che “nel periodo marzo-dicembre 2015 saranno stipulati 569mila contratti agevolati (senza stabilizzazioni) e che a fine 2015 potrebbero contarsi complessivamente 1.150.124 contratti agevolati (di cui l’87% stabilizzazioni e appena il 13% nuove assunzioni) con un costo di esonero contributivo pari a 4,74 miliardi, a fronte di uno stanziamento complessivo della misura di 1,8 miliardi. Secondo questa stima, dunque, a fine anno si verrebbe a determinare una scopertura finanziaria di 2,94 miliardi”.

“Dai dati ufficiali disponibili ad oggi sembra che l’insieme degli sgravi previsti dalla Legge di stabilità e del Jobs Act abbiano avuto come effetto in Italia un saldo positivo – fra assunzioni e licenziamenti – di 149 mila posti di lavoro in più, ma di questi solo 40 mila riguardano soggetti disoccupati, mentre per tutti gli altri si tratta della conversione a tempo indeterminato di rapporti a tempo determinato, di associazioni in partecipazione o di contratti di collaborazione”.

 

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