L’imposta di bollo sul deposito titoli sarebbe incostituzionale

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 Il governo potrebbe fare un passo indietro per quanto riguarda la tassazione delle rendite finanziarie e l’imposta di bollo. Si parla di incostituzionalità rispetto alla scelta del governo e la battaglia è portata avanti da Alberto Foà, presidente di AcomeA Sgr. L’imposta di bollo sul deposito titoli sarebbe quindi incostituzionale se non prevede una soglia minima di prelievo, come per i conti correnti dove invece è questo stabilito.
Il meccanismo è stato introdotto con il decreto salva-Italia dell’allora governo Monti ed è stato riproposto in maniera ancora più decisa nella Legge di Stabilità del governo Letta approvata da poco.
Il rischio è quello di limitare gli investimenti nei fondi, nei conti deposito e nei depositi amministrati. E di questo ne usufruirebbero i conti correnti e Banco Posta.
Il meccanismo prevede una modalità proporzionale e non forfettaria. Il prelievo è dell’1,5 per mille nel 2013 e del 2 per mille nel 2014.
Per Alberto Foà si può parlare più di una confisca che di una imposta e a farne le spese saranno soprattutto i piccoli risparmiatori. Il bollo fisso a 34,2 euro non è equo per i piccoli risparmiatori anche per banca Etica, come affermato dal suo presidente Ugo Biggeri. Quindi, sui depositi ad esempio di 500 euro l’imposta supera il 6,8%, mentre sui depositi superiori ai 17 mila 100 euro il prelievo sarebbe dello 0,15%. La questione dell’equità è quindi da affrontare e non lo si è fatto nella Legge di Stabilità. Ora si parla di incostituzionalità e si potrebbe aprire una nuova parte della battaglia per cambiare questa tassazione di bollo sul deposito titoli.

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