Modificare l’IMU, forse si può

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 Mancano poco più di due settimane alla scadenza del pagamento dell’IMU ma si discute ancora delle proprietà di questa imposta, di come incide sulla ricchezza degli italiani, sulla ripartizione delle quote tra Stato e Comuni e sugli obiettivi generali della tassa.

In un convegno molto interessante, quello di presentazione del quarto rapporto “Gli immobili in Italia”, non poteva essere trascurata la questione dell’IMU, una delle tasse peggio digerite dagli italiani dopo il canone RAI. Il rapporto è stato redatto dal Dipartimento delle Finanze, in collaborazione con l’Agenzia del Territorio.

Si è preso in esame, nel dettaglio, la caratteristica dell’imposizione fiscale sulla casa. A parlare è stata Fabrizia Iapecorella che dirige il Dipartimento delle Finanze ed ha provato a fare un quadro riepilogativo sull’IMU.

Il punto di partenza è la constatazione che prima della reintroduzione dell’IMU tra l’Italia e gli altri paesi dell’OCSE non c’era uniformità dal punto di vista fiscale. Adesso sembra si sia raggiunto un nuovo allineamento ma resta da chiarire l’obiettivo finale dell’imposta.

Se nelle intenzioni del legislatore c’è quella di fornire liquidità ai Comuni, occorre fare attenzione all’IMU che attualmente non finisce del tutto nelle mani degli amministratori locali. Si rende quindi opportuna una rimodulazione dell’imposta che tenga conto anche delle differenze di reddito dei proprietari degli immobili.

La detrazione di 200 euro è interessante ma ha un impatto scarso sulle famiglie con il reddito più basso. In più non è stata posta la questione degli anziani che non hanno figli al di sotto dei 26 anni e quindi non possono ottenere la relativa detrazione di 50 euro.

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