New York Times, aumentano i ricavi pubblicitari anche sul digitale

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 Dopo tanti anni per la prima volta, il New York Times ha potuto constatare un reale aumento trimestrale dei ricavi dalla pubblicità. Sia su carta che sul digitale. Non può essere sicuramente definita la luce in fondo al tunnel, dice l’aministratore delegato Mark Thompson, che si aspetta altri mesi di volatilità: «Un trimestre non sta a significare che il settore è pronto a una svolta». Non sorprende di conseguenza che il titolo quotato al New York Stock Exchange sia rimasto fermo nel pre-mercato.

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Nel periodo compreso tra gennaio-marzo, la società ha catalogato utili in discesa del 51% a causa di costi operativi più importanti che hanno camuffato l’aumento del fatturato: il dato è ginto a quota 1,74 milioni di dollari (o 1 centesimo) da 3,6 milioni dell’anno scorso. Al netto di voci straordinarie, i profitti per azione sono calati a sette da otto centesimi contro le stime degli analisti a tre centesimi.

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Nel periodo, ha pesato anche l’effetto di 2,6 milioni di dollari dati per il termine anticipato di un accordo di distribuzione che, stando alla società, scaturirà in risparmi di costi in futuro. I ricavi sono aumentati del 2,6% a 390,4 milioni di dollari rispetto a un consensus da 385 milioni. I proventi da pubblicità sono aumentati del 3,4% a 158,7 milioni e la distribuzione del 2,1%. Il numero degli abbonati digitali che sono arrivati nel primo trimestre non è mai stato così alto: le persone con abbonamenti digitali sono giunte a circa 799mila, un aumento di 39mila unità rispetto all’ultimo trimestre del 2013.

 

 

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