Parte il G20 ad Ankara

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L’economia ha fatto registrare un discreto miglioramento a livello globale. Per tale ragione, una stretta della politica monetaria con un incremento dei tassi di interesse potrebbe essere più vicino nelle economie avanzate e questo è fonte di insicurezza per i mercati finanziari.

Ad afferma il G20 dei ministri Finanziari nella bozza del comunicato finale, riportata dall’agenzia Bloomberg. “Continueremo a calibrare con attenzione e comunicare chiaramente le nostre azioni, inclusa una stretta della politica, per minimizzare gli impatti negativi e mitigare l’incertezza”, afferma il G20. Oggi è uno snodo importante verso la riunione della Fed del prossimo 16-17 settembre, che deciderà appunto sui tassi: dai dati sul lavoro Usa si aspettano ulteriori indicazioni sulla forza della ripresa. I Fed Funds accreditano un 28% di possibilità di azione della Fed già da settembre.

Tornando ai timori dei leader economici delle maggiori economie, questi si fanno sentire perché l’inasprimento della politica monetaria Usa potrebbe arrivare proprio nel mezzo del rallentamento cinese, con effetti destabilizzanti per i mercati emergenti. Non è un caso che l’indice Msci dedicato a quei Paesi sia in calo di oltre 16 punti percentuali quest’anno. La bozza cita infatti la “recente volatilità dei mercati” e mette in guardia da fughe di capitali dalle aree emergenti. Il G20 ribadisce anche i propri impegni sui tassi di cambio e l’impegno a resistere al protezionismo.

Per avere un’evidenza del problema, basta guardare – come fa l’agenzia finanziaria Usa – proprio agli ospiti del meeting: quest’anno la Turchia ha visto la sua moneta sprofondare del 20%, insieme a bond e azioni. Dall’inizio dell’anno al 21 agosto, gli investitori stranieri hanno ‘ritirato’ dalla Turchia qualcosa come 5.500 miliardi di dollari, tra azioni e titoli del debito pubblico. Anche il Fmi, oltre le grandi banche d’affari, ha messo in guardia sulla forza della crescita a seguito delle turbolenze nei mercati emergenti.

 

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