Perché gli 80 euro in busta paga non fanno ripartire i consumi?

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Sono settimane in cui si discute molto relativamente al bonus Irpef degli 80 euro in busta paga, voluto dal Governo Renzi. Numerose categorie lo intascano già da sei mesi, eppure ciò non ha favorito una ripartenza del mercato dei consumi per quanto riguarda le famiglie.

Al contrario, il mercato mostra una fase di contrazione. I consumi del comparto privato, dunque, non sono favoriti dal bonus renziano.

Analizzando una serie di dati, è possibile riuscire a comprendere quanto si sta verificando in Italia. Il dato prominente è senza ombra di dubbio la disoccupazione. La percentuale di coloro che sono in cerca di un lavoro e non lo trovano è del 12,6%, ed è ai massimi di sempre. E oltre il 40% dei giovani della fascia inclusa tra i quindici e i ventiquattro anni non riesce a trovare lavoro. Ci sono poi quasi due milioni di giovani, che non studiano e non lavorano.

Gli esperti affermano:

In Italia, lavora mediamente il 55% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), circa il 15% in meno della Germania e il 10% in meno della media europea. Ne consegue che non solo abbiamo una percentuale altissima di disoccupati, ma anche quelli che lavorano sono pochi. In sostanza, esiste una fascia ampia di italiani, che nemmeno cerca un’occupazione (vedi al Sud, le donne, etc.), perché sa di non poterla trovare. E con prospettive così cupe sul fronte del mercato del lavoro, difficilmente le famiglie spendono un bonus, per quanto strutturale, preferendo risparmiare gli 80 euro per le avversità. Inoltre, l’abbattimento dell’Irpef a livello nazionale, tramite il bonus, è stato spesso compensato o più che compensato dall’aumento della pressione fiscale locale (Regioni e Comuni), per cui le famiglie hanno risparmiato da un lato per pagare dall’altro.

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