Piano riorganizzazione Nokia, 219 esuberi in Italia

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Nokia ha in mente di effettuare tagli occupazionali sino a quindicimila posti nel mondo, nell’ottica di un piano di riorganizzazione preparato a seguito della fusione con Alcatel con cui cerca di ottenere risparmi annuali pari a 900 milioni di euro entro il prossimo biennio.

Anche l’Italia rientra nel programma di riorganizzazione, con 219 esuberi: una situazione definita “gravissima” dai sindacati.

La società finlandese oggi ha solo comunicato l’avvio del programma di riduzione della forza lavoro da qui al 2018 senza precisare l’entità del taglio a livello globale, limitandosi ad indicare che in Finlandia verranno eliminate 1.300 posizioni. Ma stando alle indiscrezioni riportate da alcune fonti vicine al dossier, il piano complessivo prevedrebbe tagli tra 10.000 e 15.000 unità. In Germania i dipendenti del gruppo Nokia-Alcatel sono circa 4.800 e in Francia 4.400 e poco meno di 100.000 nel resto del mondo. La Francia, sempre stando alle indiscrezioni, dovrebbe riuscire ad evitare tagli rilevanti grazie a un accordo con Nokia che si sarebbe impegnata a mantenere 4.200 impiegati nel Paese, di cui 2.500 nel settore ricerca e sviluppo.

Anche in Italia sono emersi updates. Nel programma di drastica riduzione del personale presentato da Nokia ad Helsinki per Nokia e Alcatel-Lucent rientra anche la Penisola, come accennato, con 219 esuberi sui 1.480 dipendenti. A livello europeo gli esuberi annunciati sono quasi 4.000 su circa 34.000 dipendenti. “E’ una riduzione gravissima, dopo i pesantissimi tagli effettuati negli scorsi anni in entrambe le aziende”, sostiene la Fiom. “E’ un piano che se attuato rappresenterebbe l’ennesimo grave attacco occupazionale in uno dei settori cosiddetti ‘tecnologicamente avanzati'”, afferma Umberto Cignoli, delegato sindacale Fiom e componente del comitato aziendale europeo di Alcatel-Lucent. “A dispetto delle affermazioni aziendali – continua – secondo cui i tagli precedenti servivano a mettere in sicurezza i residui posti di lavoro, vediamo che l’attacco all’occupazione non finisce mai. Non si tratta solo di una razionalizzazione di funzioni conseguente alla combinazione delle due aziende: molti tagli derivano dalla delocalizzazione di importanti funzioni”.

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