Pubblica Amministrazione, è stata respinta la riforma

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 Annullata la riforma sulle pensioni della della Pubblica Amministrazione. È stata cancellata dalla riforma la norma che avrebbe fatto sì che 4mila lavoratori della scuola, che comprendono docenti e personale Ata, potessero andare in pensione dal primo settembre. Il tutto è saltato per i freni già anticipati dai tecnici di Ragioneria dello Stato e Ministero dell’Economia. Sono stati approvati i “4 emendamenti soppressivi al decreto Pa, tra cui la cosiddetta Quota 96, che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola” ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia.

Il ministro Padoan assicura che le riforme continueranno a ritmi serrati

La motivazione della cancellazione della misura è nelle difficoltà economiche di copertura evidenziate da Mef e Ragioneria dello Stato alle coperture delle misure.

Altro emendamento eliminato è il decreto sui limiti d’età per il pensionamento d’ufficio e, come detto dal ministro Madia “elimina il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e primari”. Oggi la legge pensionistica stabilisce l’uscita obbligatoria a 70 anni per i docenti universitari e per la Ragioneria anticipare l’uscita di due anni comporterebbe spese forse troppo alte. Ma resta stabilita a 62 anni l’uscita per il pubblico impiego e a 65 anni per i medici.

L’ eliminazione dell’emendamento dei Quota 96 della scuola raffigura una cosa molto importante non solo per gli insegnanti, ma per tutti. Se, difatti, la sua approvazione avrebbe espresso la volontà concreta del governo di intervenire sulla legge Fornero per correggerla a favore dei lavoratori e per modificare gli errori commessi, la sua cancellazione indica la mancanza di coraggio ad intervenire sul sistema previdenziale odierno, pur parlando di misure della riforma della P.A.

 

 

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