Si intensifica lo shopping cinese sulle aziende italiane

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 Continuano gli acquisti della Banca centrale cinese sulle blue chip italiane. Dalla Consob si apprende che la People’s bank of China detiene il 2,014% di Generali, violando  il tetto che impone la comunicazione il 31 luglio. Generali va così ad aggiungersi al portafoglio di importanti partecipazioni nelle grandi società quotate italiane raccolto nelle ultime settimane. Le più attuali sono il 2,081% di Telecom Italia, il 2,102% di Eni, il 2,071% di Enel, il 2,001% di Fiat e il 2,018% di Prysmian.

Cina, lo sviluppo economico e il rischio di bolla immobiliare

La partecipazione, per un valore di mercato pari a 460 milioni, porta a 5,8 miliardi di euro il denaro immesso dalla Cina nel settore macroeconomico italiano. È  la prima volta che i cinesi puntano su un gruppo finanziario, e se continuano in questo modo le prossime potrebbero essere Unicredit e Intesa Sanpaolo. Generali, da due anni guidata dall’ad Mario Greco, è all’apice di una ristrutturazione che ha rilanciato il patrimonio e la redditività del gruppo, duplicandone la capitalizzazione di Borsa.

L’ultima partecipazione che è stata effettuata dalla Banca Popolare Cinese (Pboc) è quella in Telecom Italia, il colosso nazionale della telefonia e detentrice della rete fissa che si muove su tutta la dorsale appenninica. È una partecipazione che va ad aggiungersi a quelle acquistate nel mese di  marzo in Eni ed Enel, ma anche all’investimento concluso la scorsa settimana da State Grid of China in Cdp Reti (la società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti che è socio di riferimento di Terna e Snam).

Nella manovra di diversificare il proprio gigantesco surplus commerciale, la Cina da tempo sta guardando in modo crescente agli strumenti finanziari europei. E l’Italia è tra i paesi preferiti.

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