Le spese e i tagli in sanità pubblica

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 Il servizio sanitario nazionale ha molti pregi e alcuni difetti. In Italia il sistema è universalistico, cioé copre tutta la popolazione. Negli anni, però, alcune riforme e alcune situazione ne hanno modificato la funzionalità. La sanità rappresenta la prima voce di spesa per lo Stato e negli anni si sono introdotti e aumentati i ticket per le prestazioni sanitari e visti alcuni casi di malasanità.

Con la riforma costituzionale di qualche anno fa la competenza per la sanità è passata alle regioni. Questo cambiamento, che nelle mire di chi l’ha proposto doveva avvicinare la gestione della salute ai cittadini, ha portato ha diverse criticità soprattutto di tipo economico. I casi della regione Lazio e della regione Calabria, per citarne due, sono eloquenti. Buchi economici, cleintelismo e la politica chhe interviene sulle nomine dei primari. Questi sono alcuni dei casi che i quotidiani hanno riportato.

 

La spesa sanitaria raddoppierà entro il 2060

 

La spesa per la sanità pubblica è diminuita negli anni e il servizio è passato dal finanziamento a pioggia a un finanziamento più calibrato in base alle regione. La conferenza Stato Regioni decide in tal senso e ci sono anche dei sistemi sanitari regionali efficienti, come quello dell’Emilia Romagna o quello della Toscana.

La sanità costa molto allo Stato e non si è mai proposto un processo di privatizzazione. Perno centrale resta l’accesso a tutti. I problemi economici sono più che altro effetto di una gestione sbagliati e ora in tempo di spending review anche alle regioni si chiede un maggiore conntrollo delle spese sanitarie e un’organizzazione e una gestione più efficaci. Le regioni sono nell’occhio del ciclone per le spese folli e dopo l’austerity è necessario considerare la necessità di offrire un servizio che non costi molto alla comunità.

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