Btp-Bund come incidono sui tassi dei mutui?

 Il differenziale che c’è tra i nostri BTp e i Bunde tedeschi influisce sicuramente sullo spread che a cascata va ad influire anche sulle rate dei mutui accesi dalle famiglie e dalle imprese. Il problema è che se cambia questo spread non c’è un cambio altrettanto forte dei tassi per via di un altro spread, quello applicato dagli istituti di credito, che stenta ad abbassarsi.

In quali regioni si ottiene facilmente un mutuo

La Banca d’Italia, di recente, ha portato a termine uno studio relativo ai tassi d’interesse e alla situazione del credito in Italia e poi ha messo questo documento nelle mani della Banca Centrale Europea per far presente quello che realmente accade in Italia. I dati riportati nel documento sono riferiti all’aprile del 2013 e presentano un confronto con il mese precedente.

Qual è la situazione dei mutui e dei tassi

Il dato immediatamente evidente è quello relativo allo spread tra BTp e Bund che ormai viaggia sereno sotto i 300 punti, da quando l’Italia ha raggiunto un equilibrio post elettorale. Lo spread stabile sotto la soglia indicata incide sull’Euribor e sull’IRS ma se si confrontano i dati di aprile con quelli di marzo si scopre che c’è stato un aumento dei tassi sui mutui dal 3,90 al 3,95 per cento.

Non dovrebbe essere confermata questa tendenza nel mese di maggio che invece presenta dei messaggi positivi. Il problema però resta: lo spread applicato dagli istituti di credito stenta a decrescere.

Quando l’investimento è per i figli

 Molti adulti che hanno dei figli, in genere, pensano a come investire il loro denaro affinché un domani siano proprio i ragazzi a ritrovarsi ad approfittare di un piccolo gruzzoletto. Ma quali sono gli investimenti più adatti per i figli? con l’aiuto della recensione di Supermoney abbiamo selezionato le offerte più interessanti.

Scrigno Protetto di Pramerica

Una delle soluzioni maggiormente richieste dai genitori è quella relativa ai buoni del tesoro pluriennali vale a dire i famosi BTP che sono emessi periodicamente dal ministero del Tesoro italiano. I BTP si acquistano al momento dell’asta e l’operazione viene svolta tramite l’intermediazione della banca o di un altro intermediario.

Genialloyd: tutela dei terzi

Il rendimento maggiore è assicurato dai buoni che sono di durata compresa tra 10 e 15 anni che riescono a garantire il 5% d’interessi all’anno.

In alternativa ai buoni del Tesoro, un’altra soluzione molto quotata è l’istituzione di un piano d’accumulo che consente di mettere da parte periodicamente una certa quota di risparmi che poi sono indicizzati con azioni e obbligazioni. La somma da investire è scelta dall’interessato e non ci sono rischi legati alle oscillazioni del mercato. In genere per 1000 euro investiti si ottiene sempre il 5 per cento di rendimento annuo.

Le banche puntano sui Titoli di Stato

Gli istituti italiani, al fine di provare a limitare i danni in un momento drammatico per le aziende del nostro Paese, preferiscono sempre di più i Titoli di Stato all’erogazione dei prestiti.

Una scelta dovuta anche al fatto che sono sempre di meno le società stabili alle quali si può affidare il denaro.

Tra marzo 2012 e marzo 2013, le banche di credito hanno dunque puntato tutto (o quasi) su Bot e Btp, acquistandone per quasi settantadue miliardi in più rispetto all’anno precedente. In particolar modo, gli acquisti maggiori sono stati fatti ad inizio anno.

Per quanto concerne invece i prestiti alle aziende non finanziarie, essi sono invece scesi di quasi 29 miliardi e quelli alle famiglie di 9 miliardi a 855 e 606 miliardi (1.461 miliardi, -2,55%).

Nei portafogli delle banche, stando ai dati riportati dalla Banca d’Italia, ci sono così circa 362 miliardi contro i 290 di un anno prima. La scelta delle banche ha supportato le aste del Tesoro e le quotazioni sul secondario dei titoli italiani, in questi mesi sempre difficili per la crisi del debito sovrano. Un impegno che le banche hanno preso di concerto con fondi e assicurazioni nazionali e retail (che stando ad alcune stime a febbraio possiedono rispettivamente altri 347 e 188 miliardi di euro di Bot, Btp e Ctz) mentre gli investitori esteri sono tornati a farsi vivi più di recente.

Collocati 3,5 miliardi di Btp a 3 anni

 Nonostante l’Italia faccia paura da un punto di vista economico e finanziario, il Ministero del Tesoro del nostro paese porta a casa sempre un successo durante le aste dei Btp. Nell’ultimo appuntamento con gli investitori ha piazzato ben 3 miliardi e mezzo di euro di nuovi Btp a 3 anni con tassi che sono da considerarsi i minimi dall’ottobre del 2010. 

Il rendimento dei nostri titoli è calato e questo indica che l’Italia, almeno quanto a reputazione nei confronti degli investitori, si sta riprendendo. Se il rendimento è basso vuol dire che il paese è affidabile.

Ma se questo indice è in calo bisogno anche ricordare che la domanda sebbene elevata non è stata eccezionale rispetto ai nuovi prodotti del Tesoro. Quelli con scadenza al 1 dicembre 2015, per esempio sono stati collocati con rendimento al 2,50% in calo di 14 centesimi rispetto al mese precedente.

Il rapporto tra domanda e offerta è stato di 1,36, il più basso dallo scorso febbraio. A fronte di un’offerta pari a 3,494 miliardi di euro c’è stata una domanda pari a 4,748 miliardi di euro.

I Btp a 15 anni è stato emesso per 729,1 milioni con un rendimento del 4,75%. In questo caso la domanda è stata pari a 1,441 miliardi.

Come l’Italia anche la Spagna è riuscita a collocare molti titoli con scadenza nel 2015 e per Madrid i rendimenti sono in una fase calante.

Investire in titoli conviene?

La domanda sorge spontanea: conviene ai piccoli risparmiatori investire in titoli? A quanto pare la risposta è “No”. Pensare che il 70% dell’eventuale guadagno è destinato al pagamento di tasse e commissioni. Strano, ma vero.