Vendite record a ottobre per Chrysler

Vendite record a ottobre negli Stati Uniti per la controllata al 100% da Fca, Chrysler Group. Sono 170.480 i veicoli venduti, per un rialzo pari al 22% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno, in virtù della forte domanda di pickup.

Marchionne conferma “la sede Fiat in America”

 Dopo l’accordo stretto tra Chrysler e Fiat con i sindacati del settore auto United Auto Workers (UAW) che ha fatto sì che la casa di Detroit venisse inglobata nel Lingotto, Marchionne ha confermato l’intenzione di spostare in Usa la sede mondiale del nuovo gruppo.

La sede della Fiat negli Usa?

 Quale sarà la casa della nuova Fiat che convive con la Chrysler? Italia o Stati Uniti? Le parole di Marchionne la definiscono come la vera questione da capire. Qualcosa in più se ne saprà dopo il 29 gennaio, data in cui è in programma il consiglio di amministrazione del Lingotto.
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A Detroit, l’amministratore delegato di Fiat e di Chrysler Sergio Marchionne in una intervista alla radio per la trasmissione WJR ha parlato del domicilio legale ed ha affermato: “è una questione difficile, con molte implicazioni emotive ad essa associate. Fiat ha 115 anni e Chrysler quasi 90. Quando hai società così longeve bisogna mettere insieme storie, eredità e costumi diversi”.

Il manager italo-canadese non sembra sbilanciarsi, ma ha anche detto che negli Stati Uniti è più facile muoversi è “oltre il 50% delle vendite combinate sono originate qui. C’è tanta liquidità per finanziare quello che stiamo cercando di fare”.

 

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I nomi Fiat e Chrysler sopravviveranno perché importanti, ma la scelta della sede, a sentire Marchionne, sembra orientata verso gli Stati Uniti. Poi ha confermato che il personale della Chrysler che sta ad Auburn Hills sarà confermato e che i marchi americani rimarranno come sono.

Sulle critiche di Landini che la famiglia Agnelli non si impegna a mantenere la presenza in Italia, Marchionne ha detto: “La questione degli investimenti è falsa. Abbiamo speso miliardi di investimenti in Italia. Abbiamo iniziato a guardare a tutta la struttura finanziaria sia di Fiat sia di Chrysler. Ora cerchiamo di vedere come sfruttare le opportunità disponibili sul mercato che è estremamente liquido e le capacità di Chrysler di finanziarsi e autofinanziarsi. Speriamo che per quando ci rivediamo per il piano di maggio avremo le idee più chiare su come finanziare tutta la baracca”.

 

Il marchio Fiat potrebbe scomparire?

 Il grande nome del Made in Italy potrebbe perdere definitivamente uno dei suoi pezzi da novanta: con la fusione di Fiat e Chrysler, infatti, entrambi i marchi potrebbero scomparire per dare vita ad un nuovo e grandioso marchio internazionale.

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Questo secondo gli analisti e gli esperti del settore potrebbe essere l’effetto secondario, almeno in ordine di tempo, della storica fusione che dovrebbe avverarsi a breve tra la storica casa automobilistica fondata da Gianni Agnelli e la casa americana Chrysler. Quindi di italiano non rimarrebbe quasi più nulla, dato che è molto probabile, se non ormai praticamente certo, che il quartier generale del gruppo automobilistico si trasferirà negli Stati Uniti e la sua sede legale in Olanda. Questioni fiscali e di immagine, due punti cardine di una strategia aziendale davvero vincente.

Sergio Marchionne ha avuto il merito di riportare in auge la casa automobilistica italiana in uno dei momento più difficili della sua storia, ed ora l’amministratore delegato sta portando a termine il suo compito, dando alla sua creatura un volto tutto nuovo, che possa far dimenticare i trascorsi poco felici tanto della Fiat, i cui conti sono tornati a posto solo dopo il pesante intervento del manager italo canadese, quanto per la Chrysler, che è sempre stata il fanalino di coda dell’industria automobilistica americana.

Il settore auto è in ripresa

La storia ha insegnato che innovare non sempre vuol dire perdere qualcosa: Fiat Industrial a breve si fonderà con la controllata Usa Cnh, dando vita ad una nuova società chiamata Cnh Industrial, quotata a New York e a Milano, con sede fiscale in Gran Bretagna e sede legale in Olanda. Senza alcun rimpianto per il marchio Fiat.

I migliori investimenti per l’estate 2013

 Le borse si muovono velocemente e non per nulla agevole stare dietro a quanto succede. Ma se si ha intenzione di fare degli investimenti è necessario capire quali sono i titoli sui quali è meglio puntare per avere alti rendimenti e, soprattutto, per evitare di perdere quanto investito.

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Ci si può affidare a degli esperti della materia, ma per chi preferisce fare da solo gli esperti consigliano di puntare su quei titoli che, negli ultimi periodi, hanno mostrato una maggiore resistenza agli scossoni politici ed economici.

Tra questi, ci sono sicuramente alcuni nomi di società quotate in Borsa che hanno saputo reggere bene sul lungo periodo e che, quindi, si configurano come scelte privilegiate: Salvatore Ferragamo, Ansaldo Sts, Yoox e Tod’s, società che hanno dominato i listini degli ultimi tre anni.

Una seconda scelta di investimento sicura e redditizia sono i titoli bancari. Gli esperti, inoltre, consigliano di stare lontani dei titoli legati all’energia, sia i petroliferi che gli utility.

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Parlando di casi specifici, invece, gli analisti vedono molto bene gli investimenti sul titolo Fiat che è cresciuto del 42% da inizio anno e che, se l’acquisizione della Chrysler andrà a buon fine, è destinato a crescere ulteriormente.

Fiat-Chrysler, un affaire da venti miliardi di dollari

 L’operazione con la quale Fiat vuole acquistare il controllo totale di Chrysler ammonterebbe a 20 miliardi di dollari.

Poco meno dei 23 miliardi di dollari con i quali General Motors nel 2010 è sbarcata in Borsa.

L’indiscrezione proviene dal Wall Street Journal, che ha quantificato la “mossa” del Ceo del lingotto Sergio Marchionne per acquistare il controllo del 100% di Chrysler e per quotare in Borsa la società che nascerà dal legame con Fiat.

La richiesta di finanziamento

Senza dubbio, per il giornale, si tratta di un affare “complicato”. Per portarlo a termine Fiat si è rivolta a Goldman Sachs, Bank of America, Deutsche Bank e ad altri istituti per una potenziale richiesta di credito.

Marchionne e Fiat puntano a permettere al Lingotto di possedere “il totale controllo della casa automobilistica americana e a quotare i titoli su un listino americano, una manovra che probabilmente includerà una complicata reazione a catena che potrebbe significare più di 20 miliardi di dollari di accordi”.

Per il Wsj si tratta di una cifra grande quasi quanto i 23 miliardi di dollari dello sbarco in Borsa di General Motors di tre anni fa.

Marchionne vuole puntare ad un’ipo della società Fiat-Chrysler che possa alimentare il bilancio della casa torinese.

Trattativa Fiat-Chrysler: la palla passa ai sindacati

 Fiat potrebbe essere costretta a versare più dei 139,7 milioni di dollari offerti al fine di esercitare la call option e acquistare una quota del 3,3% di Chrysler di proprietà del Veba, il fondo del United Auto Workers (Uaw), il sindacato dei metalmeccanici americano.

Il giudice della corte del Delaware, Donald Parsons, pare infatti intentzionato alla valutazione del Uaw, in base al quale la quota vale almeno 342 milioni di dollari.

La decisione della corte sul prezzo della call option, che dovrebbe arrivare entro giugno, potrebbe influenzare il prezzo d’acquisto complessivo dell’intera quota del 41,5% di Chrysler che fa capo al Veba e che Fiat è intenzionata a comprare.

Le voci di corridoio relative ad un’accelerazione del piano di fusione Fiat-Chrysler si sono moltiplicate nelle ultime settimane, facendo volare il titolo del Lingotto, salito oggi in Borsa del 3,8%. Durante l’udienza di oggi in tribunale, il giudice Parsons ha dichiarato di essere “intenzionato” nella direzione del Veba.

In base le stime di JPMorgan, notiamo che la quota di Chrysler oggi in mano al Veba ha un valore che oscilla fra i 3 e i 4 miliardi di dollari. Una cifra alla quale Fiat può fronteggiare utilizzando i suoi asset, come Ferrari e Maserati, al fine di assicurarsi un finanziamento dalle banche per 2,9 miliardi di dollari.

Fiat, stando alle indiscrezioni, sarebbe in trattative avanzante con un gruppo di banche al fine di ottenere un finanziamento per l’acquisto del 100% di Chrysler.

Fiat si quoterà a Wall Street?

 La partita è una di quelle che hanno un premio importante. Qui si tratta di 10 milioni di dollari, il valore che avrebbe la quotazione della Fiat sulla piazza di New York.

Marchionne, dal canto suo, non ha mai negato che – una volta che fosse riuscito ad acquisire il 100% delle azioni della Chrysler e che quindi la fusione delle due case automobilistiche si fosse compiuta – avrebbe volentieri fatto un pensierino su questa opportunità.

Il problema, che pio è la questione che sta sollevando il Wall Street Journal, è se e quando questa fusione avverrà. La strada per Marchionne non è semplice: se da un lato, infatti, la sua volontà e la sua posizione sono piuttosto forti, dall’altro c’è il fondo Veba, che detiene il 41,5% delle azioni della Chrysler e che non ha intenzione di cedere, anzi, da mesi si sta ventilando l’idea di una sua fuoriuscita dall’investimento che permetta di bilanciare il loro portafoglio.

Inoltre, ancora non si sa quanto vale la quota Veba su cui Fiat intende esercitare l’opzione di acquisto: il fondo dei lavoratori la valuta in 10 miliardi, per Marchionne, invece, la cifra oscilla tra i 4 e i 6 miliardi di dollari. In tutto questo l’acquisto delle quote Veba non può essere effettuato in un’unica soluzione, ma Fiat può acquistare fino al 3,3% di Chrysler da Veba ogni sei mesi tra il 1 luglio 2012 e il 30 giugno 2016, fino a una quota del 16,6%.

Riusciranno a trovare un accordo? Poco male se non lo trovano, il titolo Fiat a Milano ha già conquistato altri due punti.