Grecia in default selettivo

 L’operazione di buy back decisa dal Governo di Atene per assicurarsi la terza tranche di aiuti dalla Troika, non ha ricevuto un buon parere da parte delle agenzie di rating. La prima a farsi sentire sull’argomento è stata Standard & Poor’s che vede nell’operazione il solito carne che si morde la coda.

La situazione per gli osservatori.  La Grecia, nelle condizioni economiche attuali, non è capace di saldare il debito contratto con i creditori e questo, sul medio e lungo periodo, potrebbe determinare il default del Paese. Atene ha richiesto altri aiuti alla Troika e per dimostrare che è in grado di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata, promette di partire con il buy back: riacquista dai creditori i titoli del debito, diminuendo il livello di questo indicatore.

Cosa ne pensa S&P’s. L’agenzia di rating non ritiene che questo “tutto per tutto” tentato dalla Grecia sia poi così efficace, per cui ha deciso di tagliare il rating sul merito di credito di Atene declassandolo dal livello CCC al livello SD che indica il default selettivo.

Che prospettive ci sono. Il livello SD è giusto un gradino sopra la bancarotta conclamata. L’unico modo che si ha per ricominciare l’ascesa è portare a termine con successo il buy back. S&P’s si dice pronta in questo senso a premiare subito gli sforzi di Atene.

 

Eurogruppo dice sì al prestito per la Spagna

 Dopo che la Commissione Europea ha approvato la legge per la ristrutturazione delle banche spagnole, si è giunti piuttosto in fretta alla decisione sulle modalità del prestito: 39,5 miliardi di euro che saranno erogati a partire dalla prossima settimana.

I quattro istituti di credito coinvolti nella ricapitalizzazione sono Bankia, Novagalicia, Catalunyacaixa e Banco de Valencia, alle quali si è aggiunta Sareb, la bad bank spagnola a cui andrà un finanziamento con 2,5 miliardi di euro. Questa operazione dovrebbe portare ad una riduzione del 60% del bilancio entro il 2017, attraverso il ricollocamento delle attività sul business al dettaglio e i prestiti alle Pmi.

Nonostante questa manovre e queste iniezioni di fiducia e di denaro la situazione del paese iberico resta particolarmente difficile: il numero dei disoccupati è continuato ad aumentare per tutto il mese di novembre, toccando i 4,91 milioni di unità, ossia un aumento dell’1,54% rispetto al mese precedente.

Ma non solo Spagna in questa riunione dell’Eurogruppo. I rappresentanti hanno anche parlato di Grecia, dopo l’avvio ieri del buy back dei titoli di stato, e di Cipro, altro paese in cui la situazione è difficile, per il quale le decisioni sono rimandate al 13 dicembre.

Cosa ha fatto scendere lo spread

 Nella giornata di ieri gli analisti e soprattutto chi fa investimenti mirati con le opzioni binarie su tempi ridotti, si è accorto del crollo dello spread. Il differenziale è calato sotto i 300 punti, un risultato che non si otteneva da diversi mesi. La stessa cosa è successa anche al rendimento dei Btp decennali che hanno raggiunto i livelli minimi da due anni a questa parte.

Le borse si sono entusiasmate dunque e lo spread è sceso sotto i 300 punti oscillando tra i 295 e i 292 punti base. Il rendimento dei Btp a 10 anni, invece, è scivolato al 4,38 per cento. Questa situazione è stata determinata soprattutto dalle notizie arrivate dalla Cina e dalla Grecia.

In Cina, a novembre, l’attività manifatturiera è stata caratterizzata da una leggerissima espansione. Niente di ragguardevole ma un segnale del genere non si percepiva ormai da 13 mesi. Con i dati raccolti la Cina è finalmente passata dal recinto dei paesi classificati in recessione a quello dei paesi che possono dirsi avviati verso una nuova fase espansiva.

La Grecia ha risollevato i mercati, invece, annunciato una nuova operazione di buy-back, vale a dire che ha deciso di ricomprare i bond in circolazione per avere più garanzie nella richiesta di aiuti all’Europa.

Parte il buy back della Grecia

 Dopo il via dell’Unione Europea allo sblocco della terza tranche di aiuti alla Grecia e il sì della Germania, Atene si sta preparando a varare l’offerta di sconto sui titoli di stato per allontanare il default. Un’operazione che dovrebbe risolvere le tensioni tra il Fondo Monetario Internazionale e e la Comunità Europea sulla quantità e la modalità di aiuto alla Grecia.

Stamattina Atene ha confermato l’offerta di riacquisto dei bond di stato per un totale di circa 60 miliardi di euro da investitori privati. Il Ministero del Tesoro avrebbe a disposizione circa 15 miliardi di euro per acquistare un ammontare della sua esposizione pari a circa 45 miliardi.

Dal momento che i bond saranno riacquistati per cifre che saranno comprese tra il 30 e il 40% del valore delle obbligazioni, il governo ellenico prevede un risparmio di circa 30 miliardi di euro.

Non si sa ancora quali saranno i risultati di questa importante operazione, soprattutto perché questa mattina, dopo l’annuncio del buyback greco, i titoli di stati ellenici sono per la prima volta dall’inizio della crisi sotto il 15%. Pochi giorni ancora per coloro che posseggono i bond ellenici: alle 17 del 7 dicembre (orario di Londra) scadranno i termini per decidere quanti bond vendere e a quale prezzo

 

 

Grecia, settimana di fuoco per il taglio del debito

Il destino della Grecia è appeso a un filo. A muoverlo è l’Unione Europea, che apre una settimana cruciale per quanto concerne l’economia ellenica, il suo debito, l’austerity e il futuro di un’intera Nazione.

Qualcosa nell’aria, però, pare si stia muovendo. Angela Merkel ha rilasciato alcune dichiarazioni che fanno ben sperare. La cancelliera tedesca non esclude che il debito di Atene possa essere cancellato. Tutto sta nel comprendere se ci saranno le condizioni necessarie per offrire il miglior aiuto possibile alla grecia. L’Eurozona non naviga in acque tranquille, per cui in settimana occorrerà fare il punto della situazione su più fronti.

La Merkel, durante un’intervista rilasciata a diversi  cronisti della stampa ha osservato quanto segue per quanto riguarda le ipotesi di taglio del debito:

“L’attuale programma di aiuti alla Grecia va fino al 2014, per il raggiungimento di determinati obiettivi di bilancio abbiamo concesso al Paese due anni in più di tempo, fino al 2016. Se un giorno la Grecia riuscirà a farcela con le proprie entrate, senza contrarre nuovi debiti, allora dovremmo esaminare e valutare la situazione. Ciò non accadrà prima del 2014-15, se tutto andrà come previsto”.

Non è dunque più pura utopia pensare che il debito potrà essere cancellato. Sicuramente l’iter da seguire sarà lungo e complicato. I Ministri dell’Economia di tutti i Paesi dell’Eurozona si incontreranno a brevissimo per la questione  buyback o riacquisto del debito da parte di Atene.

Grecia, al via una nuova tranche di aiuti

Ultima chiamata da parte del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al Bundestag, prima che i parlamentari votino per il terzo pacchetto di aiuti per la Grecia. Il Ministro lo dice chiaramente e senza mezzi termini

«Gli effetti di un default della Grecia potrebbe portare al crollo dell’euro. In Europa nessuno approfitta dell’euro più di noi tedeschi…Se investiamo sul futuro dell’Europa investiamo sul nostro futuro».

Si procede comunque in direzione del sì alla terza tranche di aiuti. Nella giornata di oggi in Germania il Bundestag deve decidersi sui nuovi aiuti ad Atene. Anche l’opposizione é d’accordo e pertanto é previsto un cospicuo via libera, malgrado si terranno in considerazione i no di chi ha paura per i costi eccessivi, come appunto Schaeuble. 

In esame al Parlamento il pacchetto di agevolazioni che dovranno permettere al debito di Atene di calare fino al 124% del Pil nel 2020. Intanto Mario Draghi interviene da Parigi sulla situazione globale del Vecchio Continente:

“L’Eurozona non é ancora fuori dalla crisi, ma potrebbe iniziare a riprendersi nella seconda metà del 2013. il consolidamento di bilancio a medio termine é inevitabile. Le riforme per rendere meno rigido il mercato del lavoro sono fondamentali per Italia e Francia.”

Lo scudo fiscale, in un siffatto clima è dunque alle porte, come ribadisce sempre Draghi:

“La Banca Centrale Europea farà tutto il necessario per preservare l’euro. Lo ha ribadito il presidente dell’Eurotower Mario Draghi che ha aggiunto che la Bce è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni”.

Occorre dunque velocizzare l’unione bancaria in Ue:

“I governi dell’Eurozona devono spingere per l’implementazione dell’unione bancaria e la supervisione della Bce va applicata a tutte le banche”.

Riforme italiane nella giusta direzione, continuare anche dopo le elezioni

 Gerry Rice non ha dubbi e risponde al giornalista che, durante il consueto briefing settimanale dell’FMI, ha chiesto il suo parere sulla questione italiana (il crescente malcontento della popolazione alle misure di austerità) dopo un anno di governo tecnico guidato dal prof. Monti:

Le misure varate dal governo italiano sono passi importanti nella giusta direzione per stimolare la crescita, abbassare la disoccupazione e sostenere la fiducia e ora è cruciale una loro continua implementazione.

Il governo italiano ha messo in campo riforme strutturali e misure forti per stabilizzare la situazione del bilancio. La chiave ora è attuare queste misure.

Normale il malumore dei cittadini che sono stati sottoposti a delle profonde riforme strutturali che cambiano lo status quo, ma si tratta di un passaggio fondamentale per il risanamento del’economia italiana nel suo complesso.

A margine del comment sull’Italia, Gerry Rice ha parlato anche della situazione della Grecia, per la quale si augura un taglio del debito che sia coerente con i finanziamenti che arriveranno dall’Europa e una riforma del mercato soddisfacente per la popolazione e per le istituzioni, e della Spagna, paese che non ha ancora chiesto gli aiuti europei.

La Grecia respira, arriva accordo su debito e aiuti

Manca l’ufficialità, che dovrebbe arrivare il 13 dicembre, ma un’ottima notizia c’è: i Ministri delle Finanze dell’Eurozona e l’Fmi hanno raggiunto un’intesa sul debito di Atene. L’accordo ontempla una serie di misure per aiutare la Grecia a ricondurre il debito verso livelli più accettabili e rivede totalmente le tappe secondo cui dovrà avvenire l’abbattimento: il debito pubblico dovrà essere al 124% (e non più al 120%) del prodotto interno lordo per il 2020, per poi diminuire, entro il 2022, drasticamente al 110%.

Un risultato fortemente auspicato, con il vertice che è durato oltre 13 ore: il negoziato, per il quale l’accordo sul debito rappresenta la prima parte, dovrebbe condurre, previa approvazione da parte di alcuni Parlamenti nazionali a cominciare da quello tedesco, all’esborso dei 31,5 miliardi che la Grecia attende dalla scorsa estate, che aumentano a 43,7 se si considerano gli altri finanziamenti previsti entro la fine dell’anno.

Ecco alcune delle reazioni all’accordo:

Esso è stato accolto con soddisfazione dal presidente del Consiglio greco Antonis Samaras:

“Tutto è andato bene. Tutti i greci insieme hanno lottato per questa decisione, e domani comincia un nuovo giorno per tutti noi”.

Mario Draghi, presidente Bce, descrive così il compromesso. Secondo il presidente questo accordo

“Rafforzerà la fiducia nella Grecia e nell’euro”.

Alquanto positiva anche la reazione del Fondo monetario internazionale (Fmi), espressa per bocca del direttore generale del Fmi, Christine Lagarde:

“Le misure contribuiscono in modo sostanziale alla sostenibilità del debito greco aiuteranno a portare il rapporto debito-pil della Grecia su una traiettoria sostenibile e a facilitarne il graduale ritorno sul mercato”.

 

La Troika sul debito greco

 Cosa i vertici europei ed internazionali decideranno sulla Grecia è ancora un’incognita. L’incertezza sulla soluzione che interessa Atene, dopo l’accontanemento del buyback, potrebbe avere un contraccolpo anche sul rendimento dei titoli di Stato greci.

Cosa ha pensato la Troika secondo lo Spiegel. La BCE e il FMI sembra abbiano chiesto un taglio della metà del debito greco. Una proposta che dovrebbe bilanciare in parte il ritardo relativo alla scelta sull’erogazione o meno del miliardo di aiuti. A parlare della possibilità è lo “Spiegel” online che pare abbia percepito i discorsi fatti dai rappresentanti dell’Eurozona, dall BCE e dal FMI. La Troika ha chiesto ai paesi creditori nei riguardi di Atene di rinunciare alla loro metà di credito.

L’alternativa tedesca. Se questa operazione fosse accettata il debito pubblico di Atene, entro il 2020, passerebbe dal 144% al 70%. L’accordo tanto caldeggiato, non è stato raggiunto e a pesare è stata soprattutto la considerazione della Germania che ribadisce la sua contrarietà al taglio del debito. In alternativa Berlino chiede di ridurre gli interessi della Grecia rispetto agli aiuti che gli saranno elargiti.

La posizione della BCE. Un esponente delle Banca Centrale Europea, Joerg Asmussen che è componente del board della BCE, ha spiegato che al momento si discute sul budget da erogare alla Grecia e il taglio del debito non è stato ancora preso in considerazione.

Chi investe in opzioni binarie, in questo momento, considera anche le indiscrezioni del giornale tedesco al fine di tenere aperta la strada per tutti i possibili trend.

Buyback su Atene non funziona

 Chi investe in titoli di stato sa che la pratica del buyback può essere provvidenziale nel caso di stati che abbiano un debito molto elevato e vogliano evitare di venderlo al fine di tamponare in modo provvisorio la crisi finanziaria di un paese.

Cos’è il buyback. Tecnicamente si tratta del riacquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni. Dopo la crisi del 2008, questo strumento è stato esteso anche alle obbligazioni e ai soggetti di diritto pubblico. Da lì è partito il riacquisto dei titoli del debito sovrano da parte delle Banche Centrali.

Obiettivi del buyback dei soggetti di diritto pubblico. Un paese che proceda con il riacquisto dei titoli di stato precedentemente emessi lo fa per collocare titoli con un interesse inferiore, attraverso l’aumtno della domdanda. Quest operazione rende ripagabile il debito sul lungo periodo.

Perché oggi si parla di buyback. Perché questa ipotesi era nei programmi del governo di Atene che alla fine della scorsa settimana aveva visto una caduta dei rendimenti sotto la soglia del 16 per cento per quanto riguarda i titoli decennali. La Grecia aveva intenzione di chiedere 10 miliardi di euro in prestito al Fondo Salva Stati per un buyback strategico, ma l’ipotesi è stata accantonata perché i rendimenti dei titoli, oggi, risultano troppo alti e quindi l’operazione, in generale, risulterebbe poco conveniente.