Le aziende tecnologiche indiane assumono con stipendi più alti

 Le aziende tecnologiche indiane hanno investito molto negli ultimi anni concentrandosi sulla progettazione di prodotti e tecnologie emergenti come la telefonia mobile e il cloud. I giganti tecnologici indiani sono alla ricerca di talenti in tutti i Paesi offrendo uno stipendio che è più alto del 40%-50% di alcune nazioni per uno stesso ruolo.

Le società indiane guardano anche al design e reclutano studenti di ingegneria e anche quelli che vengono da importanti scuole di design e progettazione come il National Institute of Fashion Technology (NIFT), la Srishti School of Arts, il National Institute of Design (NID ) e il MIT Institute of Design.

Le aziende IT in genere si rivolgono a studenti di design e progettazione sia per i prodotti tangibili o di progettazione hardware sia per prodotti intangibili come software, siti web e supporti virtuali. Le aziende hanno pochi secondi per catturare l’attenzione dei potenziali clienti o utenti finali. Hanno bisogno quindi di utilizzare un tipo audio-video multisensoriale con un approccio basato sul vendere il loro prodotto. Più che le professionalità con un background di codifica come ingegneri del software sono gli studenti di design e progettazione che hanno la formazione più utile per collegare le aziende con i clienti.

 

L’economist spega il mondo del lavoro in India

 

A Myntra, studenti di design vengono assunti per lavorare in collaborazione con i team di marketing, controllo qualità, esperienza utente e per l’equivalente online di visual merchandising. Persone con competenze di fondo in tecnologia, ma miscelati con capacità creativa e di design.

Microsoft India Design Studio assume progettisti per lavorare con i product manager e gli ingegneri del NID, IIT-Bombay, Pune Simbiosi, e MIT-Pune. L’assunzione dalle scuole di design e progettazione è sicuramente una strategia chiave per queste aziende, in quanto l’industria del software ha raggiunto una fase di maturità in cui il design e l’esperienza sono oggi i fattori chiave di differenziazione.

Giappone e India fanno accordi su energia e telecomunicazioni

 India e Giappone hanno firmato accordi di cooperazione in settori quali l’energia e le telecomunicazioni durante la visita del primo ministro Shinzo Abe a Nuova Delhi.

Il primo ministro dell’India Manmohan Singh ha avuto colloqui con il Presidente Abe sabato e ha affermato che l’India stava prendendo delle misure per facilitare i collegamenti del Giappone con la crescita dell’economia indiana.

Il Presidente Singh ha detto anche che l’India sta discutendo con il Giappone la possibilità di acquistare un aereo anfibio chiamato US-2 e la co-produzione con l’India.

Più in generale, i due Paesi stanno lavorando per aumentare la cooperazione nel settore delle tecnologie avanzate. In effetti, il Giappone è desideroso di aumentare le esportazioni di tecnologia atomica per contribuire a rilanciare la sua economia. I negoziati vanno verso un accordo di cooperazione sugli usi pacifici dell’energia nucleare e hanno preso slancio negli ultimi mesi.

 

Tokyo, il crollo della Borsa preoccupa gli investitori

 

Le vendite giapponesi di attrezzature nucleari e tecnologia per l’India sono stati ostacolati dalla sensibilità in Giappone per i test atomici in India e per il rifiuto di questi di firmare il trattato di non proliferazione nucleare. L’India ha annunciato una moratoria su ulteriori test nucleare, ma il Giappone vuole anche un impegno chiaro da Nuova Delhi.

L’India sta cercando di coltivare legami più stretti con il Giappone e altri Paesi asiatici, mentre continua l’aggiornamento delle sue capacità militari, anche in risposta a una possibile sfida con la Cina e anche con il vicino Pakistan.

In base agli accordi, il Giappone fornirà un prestito per aumentare la produzione di energia in India e aiutare l’India a migliorare l’efficienza energetica nelle telecomunicazioni del paese.

La rupia crolla ancora

  Le valute maggiormente in crisi sono quelle dei paesi emergenti. Ci sono delle realtà che soffrono più di altre. L’est europeo, per esempio, sembra quasi graziato dall’andamento altalenante dell’economia europea, ma non si può dire altrettanto di Turchia, Brasile e India. La lira turca continua a subire la pressione dei disordini siriani e pur col sostegno della banca centrale non riesce a guadagnare terreno nei confronti del dollaro e dell’euro. Il real brasiliano ha un andamento simile: si svaluta nei confronti del dollaro ma la crescita costante e le ottime riserve valutarie, fanno pensare ad una crisi passeggera.

Più grave quello che sta succedendo in India dove la valuta crolla così come tutta la borsa di Mumbai. La rupia indiana, nella giornata di oggi, è riuscita a segnare un nuovo record negativo: ha raggiunto i livelli minori che non si registravano da 18 anni a questa parte. Il cambio tra dollaro e rupia è arrivato quasi oltre la soglia psicologica delle 70 rupie.

L’India è nei guai

La Reserve Bank of India ha pensato di lanciare la stretta monetaria per correre ai ripari visto che dal lancio del tapering il crollo è stato troppo veloce. Poi però, il timore della stagflazione ha fatto capolino e si è tornati indietro. Le previsioni più attendibili sull’India, fornite dal BNP Paribas parlano di una crescita annua del 3,7 per cento.

L’India è nei guai

 Il crollo della rupia che ha contribuito all’erosione del capitale dei magnati indiani, è soltanto un indice che testimonia il cambiamento in atto nei paesi BRICS. Le cosiddette economie emergenti, infatti, non sono più una calamita per gli investitori che preferiscono spostare il loro business in America dove la ripresa è iniziata e il mercato appare più stabile.

Mercati emergenti non più appetibili

Ma cosa sta succedendo in India? Il Subcontinente, per tantissimo tempo, è stato considerato il fulcro dell’economia mondiale a causa della gioventù della popolazione e del potenziale economico del paese. In realtà la situazione economica indiana è in una fase calante da un anno a questa parte.

La popolazione è certamente giovane e i lavoratori indiani costano anche pochissimo ma è ridotto anche il numero degli imprenditori stranieri che vogliono scommettere su questo paese e portano in India le loro società. Gli imprenditori, ormai, hanno capito di dover lottare contro una burocrazia, quella indiana, molto corrotta e spesso incapace di rispondere alle esigenze dei “capitalisti”. In più mancano le infrastrutture per far decollare alcuni particolari business.

La rupia torna ai minimi storici

Il governo indiano, preso atto del contesto, ha smesso di credere nella crescita del paese, ha rinunciato alle aspettative ce parlavano di una crescita del paese superiore al 10 per cento già nel 2012. Anche per il 2013 sono state tagliate le stime di crescita.

Ambani nei guai col crollo della rupia

  La rupia torna ai minimi storici e questa notizia non interessa soltanto coloro che si dedicano al Forex. Ad essere preoccupati del crollo della moneta indiana rispetto al dollaro, sono soprattutto i Paperoni del Subcontinente, tra cui, ad esempio, figura Ambani. E’ lui l’uomo più ricco dell’India e in questi giorni ha visto polverizzarsi circa 5,6 miliardi di dollari. Adesso, per spadroneggiare tra i magnati connazionali, ha a disposizione soltanto 17,5 miliardi di dollari.

La moneta indiana, tanto per riepilogare la situazione, viaggia intorno ai valori minimi storici da diverse settimane. Gli investitori, per evitare perdite consistenti, stanno spostando i loro capitali dalle società quotate in India, verso altri lidi più remunerativi e in questo modo stanno affossando la borsa di Mumbai e le società in essa quotate.

OCSE preoccupata per le economie BRIC

L’indiano più ricco del paese, Ambani, che deve la sua fortuna alla raffinazione del petrolio, ha dovuto rinunciare già a 5,6 miliardi di dollari e potrebbe perdere ancora terreno erodendo il suo tesoretto ormai formato soltanto da 17,5 miliardi di dollari. La svalutazione della rupia è stata determinante in questa flessione.

La rupia ha accusato le decisioni prese della Fed che vuole ridurre gli stimoli all’economia americana interrompendo progressivamente l’acquisto di bond. Come la rupia sono in flessione tutte le monete dei paesi emergenti. Il dollaro, parallelamente si rafforza e il rendimento dei titoli a stelle e strisce continua.

La rupia torna ai minimi storici

 Troppo poco spesso parliamo delle evoluzioni economiche e finanziarie dei paesi in via di sviluppo senza considerare che i paesi dei BRICS hanno anche una moneta che vive degli scambi sui mercati valutari. L’ultima notizia, in tal senso, riguarda l’andamento della rupia, la moneta del Subcontinente indiano.

OCSE preoccupata per le economie BRIC

La rupia, dicono i titoloni finanziari, ha raggiunto i minimi storici rispetto al dollaro ed è andata di pari passo con il crollo della borsa di Mumbai. Questo mercato ha perso più del 3 per cento del suo valore, mentre la rupia raggiungeva i minimi storici. Ma a far pensare che ci sia da investire al più presto in India, ci sono le decisioni della FED che tengono in tensione tutti i mercati internazionali.

La Federal Reserve, infatti, ha annunciato che, visto l’andamento del mercato del lavoro, ci sarà presto, prima del previsto, una riduzione degli stimoli monetari. Il mercato locale potrebbe “accusare” questa scelta. Gli analisti però, mettono in relazione il crollo della borsa di Mumbai con i segnali negativi che arrivano dalle altre borse asiatiche che hanno senz’altro contribuito alla definizione della situazione indiana.

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

L’andamento negativo della rupia, adesso, sembra inarrestabile. La Reserve Bank of India e il governo hanno fatto delle scelte molto importanti per l’andamento della moneta locale e gli analisti della Ndtv dicono che il tracollo è ormai inarrestabile.

L’Economist spiega il mondo del lavoro in India

 In un recente rapporto, il quotidiano Economist ha provato a spiegare in modo lucido perché l’India, pur avendo un enorme potenziale demografico, lo sta sprecando senza cogliere le opportunità espresse dal mondo del lavoro.

Sembra quasi un paradosso quello del Subcontinente indiano che ha una concentrazione enorme di risorse umane, che si adopera per l’acquisto di oro mettendo al sicuro i suoi conti e allo stesso tempo non riesce a sfruttare a pieno le richieste del mercato. Ma in che senso? Lo spiega l’Economist.

Quali nazioni soffrono della svalutazione aurea

Da qui al 2024, in dieci anni circa, la popolazione indiana che è in età lavorativa, quindi uomini e donne che hanno un’età compresa tra 15 e 64 anni, crescerà ancora di 125 milioni di unità. Poi, nel decennio successivo, la popolazione in età lavorativa crescerà ancora di 103 milioni di unità. Questo vuol dire che la forza lavoro indiana potrebbe presto superare quella cinese. Peccato che l’economia del Subcontinente non sia preparata.

Il protezionismo sta uccidendo l’export UE

La bomba demografica, in realtà, è stata un problema importante negli anni Settanta, quando la classe dirigente avviò una campagna di sterilizzazioni forzate. Questa scelta si è rivelata fallimentare perché con la crescita economica e il calo del numero dei figli per famiglia, l’India non è stata in grado di supportare lo sviluppo del paese.

Adesso la situazione si ripresenta ma vista la scarsa lungimiranza della sterilizzazione il management indiano deve impegnarsi nella creazione di 100 milioni di posti di lavoro in dieci anni.

India rivede le stime di crescita

 Il governo indiano lo ha annunciato questa mattina. Le stime di crescita dell’India per l’anno fiscale in corso sono state riviste al ribasso ,portando le aspettative di crescita dal 5,8% al 5%, dato in controtendenza anche verso le stime fatte dagli analisti che hanno previsto una crescita pari al 5,5%.

 Fitch taglia le stime di crescita dell’economia mondiale

Una contrazione che ha colpito tutti i settori dell’economia indiana. L’agricoltura, a causa di condizione meteorologiche non positive, è stato portato ad un +1,8% dal 3,6% stimato precedentemente, lo stesso per il settore della manifattura, stimato a 1,9% dal 2,7% e quello dei servizi ribassato al 6,6% dall’8,2%.

Una situazione rischiosa, soprattutto se messa a confronto con le stime di crescita della Cina, il primo competitore dell’India, che per quest’anno sono state calcolate al 7,8%. Una situazione che potrebbe mettere in serio pericolo il rating “investment grade” del debito del paese.

► Nel 2030 la Cina sarà la prima superpotenza mondiale

Il governo sta già prendendo provvedimenti in tal senso, con un decremento della spesa pubblica per il prossimo anno del 4% contro l’8,6% di un anno fa, grazie alla limitazione degli investimenti nelle reti infrastrutturali nel paese e una riduzione delle spesa per il welfare.

Soluzione che destano preoccupazione per la situazione del paese, soprattutto dopo il monito del FMI secondo il quale l’economia si trova in una posizione più debole che prima della crisi.