Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II

 L’aliquota Iva passerà dall’attuale 21% al 22% al massimo entro il gennaio del 2014, anche se il Governo auspica un ulteriore rinvio, che sarà possibile solo se troverà almeno un miliardo di euro per coprire il minor gettito fiscale.

Lo ha già fatto per evitare l’aumento previsto per giugno 2013, aumentando gli acconti che le persone fisiche, le persone giuridiche e le società devono al fisco per Irpef, Irap e Ires. L’aumento degli acconti fiscali, però, ha generato solo una parte delle risorse necessarie, che sono state trovate anche grazie all’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche e aumentando l’imposta di bollo.

► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?

Tasse più alte del 50% sulle sigarette elettroniche

Quello che si apprestava ad essere il boom economico del momento è stato drasticamente ridimensionato dalla decisione del governo di aumentare le tasse sulle sigarette elettroniche, che diventano pari al 58.3% del prezzo di vendita.

Non è una novità: il fisco italiano ha sempre sfruttato ‘il vizietto’ degli italiani per recuperare quanto necessario, e dopo che le e-cig avevano scampato l’aumento delle tasse per il finanziamento del debito della pubblica amministrazione, non poteva essere altrimenti.

► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I

Aumenta anche l’imposta di bollo

Anche se l’aumento dell’imposta di bollo era stato già deciso da un precedente provvedimento, una parte del gettito sarà utilizzato per la copertura dell’Iva. L’imposta di bollo passa dai vecchi importi fissati a 1,81 euro e 14,62 euro rispettivamente a 2 e 16 euro, che dovranno essere pagati, ad esempio, per le fatture che contengono importi non assoggettati ad Iva e gli estratti conti o altri documenti di accreditamento o addebitamento per somme superiori a 77,47 euro.

Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – I

 L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva è stato rimandato di ulteriori tre mesi – da giugno ad ottobre 2013 – e il Governo ha anche annunciato che potrebbe essere possibile posticipare di un altro trimestre questo salasso, aspettando così qualche altro mese per capire se sarà possibile recuperare il miliardo di euro necessario per non far scattare l’aumento.

► Aumenti Iva: quanto pagheranno in più gli italiani?

Le speranze in effetti sono davvero poche, a meno di una ripresa economica fulminea che porti l’Italia fuori dalla recessione in meno di tre mesi, o, come è già successo, andare ad aumentare altre imposte. E’ quello che è stato fatto per riuscire a posticipare l’aumento ad ottobre 2013, con una manovra che ha cercato di spalmare il minor gettito di un miliardo su altre tasse con l’aumento dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap, delle tasse sulle sigarette elettroniche e l’aumento dell’imposta di bollo.

Aumentano gli acconti per Irpef, Irap e Ires

► Aumento Iva rimandato: dove sono state trovate le coperture? – II

L’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per giugno è stato posticipato ad ottobre 2013 grazie all’aumento degli acconti dovuti dai contribuenti per l’Irpef e l’Irap: a decorrere dall’anno d’imposta in corso al 31 dicembre 2013 le persone fisiche e le società di persone dovranno versare un acconto pari al 99/100% di quanto dovuto.

Stessa sorte anche per l’Irap e l’Ires dovute dalle persone giuridiche, per le quali gli acconti, sempre a partire dall’anno di imposta in corso al 31 dicembre 2013, saranno del 100/101% di quanto dovuto.

► Perché aumenterà l’Iva?

Peggio ancora per le banche: lo slittamento dell’Iva è stato possibile anche grazie all’aumento sulle ritenute sugli interessi e i redditi da capitale che gli istituti di credito sono tenute a versare, che arriveranno anche al 110% di quanto dovuto al Fisco.

 

 

 

Come compilare la domanda di rimborso dell’ IRAP dalle maggiori imposte IRPEF – IRES

Che cosa è il rimborso dell’ IRAP dalle maggiori imposte IRPEF – IRAP

In alcuni articoli pubblicati in precedenza abbiamo spiegato che cosa è il rimborso dell’ IRAP che è possibile ottenere dall’ imponibile delle maggiori imposte – cioè Irpef e Ires – e che è possibile richiedere, da parte di tutti i contribuenti, all’ Agenzia delle Entrate.

Le scadenze fiscali del prossimo autunno

 Imu rinviata. Aumento dell’Iva rinviato. Prorogate le scadenze per il pagamento delle tasse relative ai redditi percepiti nello scorso anno.

Ma si tratta di rinvii, non di cancellazioni e, quindi, il conto prima o poi arriva. Passata l’estate, infatti, come sottolinea la CGIA di Mestre, dovremmo essere pronti a mettere mano al conto in banca per provvedere al pagamento di tutte le tasse e le imposte che fino adesso non abbiamo pagato.

 Rinviato l’aumento dell’IVA

Secondo la CGIA l’autunno 2013 si preannuncia particolarmente ricco di scadenze: 24 in tutto, tutte concentrate tra ottobre e dicembre, senza distinzione tra contribuenti privati ed imprese.

Le scadenze fiscali dell’autunno 2013

Il I ottobre 2013 scatterà l’aumento dell’Iva – inizialmente previsto per il I luglio – che passerà dal 21% al 22% con conseguenti aumenti su molti generi di largo consumo e anche sulle altre imposte.

Il 16 ottobre, invece, chi ha dei capitali investiti dovrà pagare la prima rata della Tobin Tax, pagamento che interessa anche l’acconto del 110% delle ritenute sugli interessi di conti correnti e depositi.

A gravare su questa situazione ci sono anche l’aumento previsto per gli acconti fiscali di Irpef (dal 99 al 100%) e Irap(dal 100 al 101% ma solo per l’anno 2013). Per le persone fisiche e le società di persone l’Irap l’acconto Irap sarà pagato al 100%, mentre chi è soggetto ad Ires il 101%.

► Possibili aumenti per Irpef, Ires e Irap entro fine anno

Poi la CGIA di Mestre evidenzia le difficoltà che potrebbe nascere per l’Imu e la Tares, sulle quali il Governo sta ancora lavorando.

Possibili aumenti per Irpef, Ires e Irap entro fine anno

 Gli analisti della Cgia di Mestre hanno di recente ipotizzato, sulla base di alcune stime, che le principali tasse che saranno chiamati a versare i contribuenti italiani ed in particolare le piccole imprese, potranno subire dei considerevoli aumenti entro fine anno.

La deduzione dall’Ires soltanto con documenti certi

 Fiscalmente è possibile per una società scaricare dal reddito i corrispettivi pagati agli amministratori ma spesso capita che a fronte di questi corrispettivi portati in dichiarazione, non ci sia stato l’effettivo pagamento. Tutto chiaramente può essere individuato a partire dall’analisi dei conti della società.

La Robin Tax scaricata sui consumatori

Per evitare d’incappare nelle maglie del Fisco, l’Agenzia delle Entrate spiega come comportarsi. Il riferimento è ad una sentenze della Commissione tributaria di primo grado di Trento del 21 gennaio 2013. Nel documento si specifica che in assenza di una delibera dell’assemblea, non è possibile dedurre dal reddito d’impresa i compensi corrisposti agli amministratori.

Una mini guida all’IRAP

La precisazione è arrivata dopo una verifica fiscale a seguito della quale è stato emesso un avviso di accertamento. L’Erario contestava all’azienda la deduzione dei compensi corrisposti agli amministratori. L’Agenzia delle Entrate ha specificato che il riferimento è alla disciplina civilistica.

In pratica nelle società a responsabilità limitata, l’atto costitutivo della società stessa, deve prevedere se le cariche amministrative sono gratuite o retribuite, è necessario individuare un organo competente per fissare il compenso e poi devono essere chiari i modi e i criteri di determinazione dei compensi.

Nello statuto della società posta a verifica, si specificava che doveva essere l’assemblea a definire il compenso degli amministratori che poteva essere “eventuale”.