Senza dubbio l’Irlanda rappresenta una delle storie più riuscite dalla nascita dell’Unione europea. Da quando si è unita al blocco nel 1973, il Paese un tempo fondamentalmente agricolo ha vissuto una profonda trasformazione.
Irlanda
Stanno per morire i pub
Il Financial Times è sempre attento alle nuove tendenze e sembra averne scoperta una che era rimasta nascosta agli analisti: la crescita dei debiti dei pub. Questi punti di ritrovo, che per anni hanno attirato giovani e meno giovani, hanno perso appeal e la crisi è cominciato proprio lì dove sono nati, in Irlanda e nel Regno Unito.
►La birra tedesca è un cartello
Se si dice pub, si pensa subito all’Irlanda, al Regno Unito e alla birra Guinness. Se però cerchiamo d’immaginare il pub dei nostri sogni, allora ci viene in mente un posto totalmente diverso da quello che troviamo in ogni angolo del paese. I luoghi dello svago e del ritrovo stanno cambiando e i pub non sembrano essersi allineati alle esigenze delle nuove generazioni.
►Ristorante cerca personale italiano in Irlanda
Secondo il Financial Times, come spiegato in modo esemplare nella rubrica Lex Column, i pub sono a rischio estinzione per via della loro incapacità di modernizzarsi. In Irlanda e nel Regno Unito, dove i pub rappresentano un luogo caratteristico, il fatturato dei locali in questione è calato del 33 per cento circa nell’arco di 5 anni. I debiti accumulati dai pub ammontano oggi a 2 miliardi di euro.
Sono rimaste in vita soltanto 7400 attività ma non si conosce la loro tenuta sul medio e lungo periodo. Un’occasione in più per scommetterci su.
Dublino liquida Anglo Irish Bank
Durante la scorsa notte i deputati del Dail (il parlamento irlandese) hanno approvato il progetto di legge per la liquidazione dell’Anglo Irish Bank, la banca che fu nazionalizzata nel 2009 per arginare le perdite dovute al suo crollo. I votanti si sono espressi con 113 voti a favore e 36 contrari.
► Perché l’Irlanda è in ripresa ma è fragile
A questo punto, quindi, partirà la riorganizzazione degli asset della banca che saranno trasferiti all’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni (Nama), agenzia creata appositamente dal governo di Dublino allo scopo di farsi carico -termine da leggere come farsi carico dei debiti contratti dalle banche di fronte alla Banca Centrale Europea- di tutti i prestiti che le banche irlandesi avevano elargito per il mercato immobiliare. Mercato che crollò, anche a causa di questi titoli tossici, nel 2007.
► Sfida Irlanda – Ue su debiti bancari
Con il crollo del mercato immobiliare l’Irlanda è sprofondata nella crisi e si è vista costretta a chiedere il salvataggio alla BCE e al FMI. Il fatto che gli asset della Anglo Irish Bank saranno trasferiti alla Nama è l’unico modo che ha il governo per cercare di rientrare del debito contratto con la BCE, che in questi giorni è sta valutando il piano proposto dal primo ministro irlandese Enda Kendy per il rifinanziamento del debito del paese, con l’intento di ottenere un piano di restituzione del prestito più graduale.
Irlanda ancora più tasse nel 2013
L’Irlanda sta facendo numerosi progressi ma a patto di grandi sforzi per i suoi cittadini che devono non solo fare i conti con l’aumento delle tasse, ma prendere anche atto dei tagli alla spesa decisi dal governo. Eppure la direzione è stata tracciata e dovrebbe portare giovamento al paese entro il 2015.
Partiamo dal PMI. Questo indicatore spiega la crescita o la decrescita delle attività delle aziende di un certo territorio. Un PMI sotto la soglia del 50 per cento individua un’area di recessione. I quattro paesi considerati più produttivi nell’Eurozona, Spagna, Italia, Francia e Germania, sono al di sotto del 50 per cento nonostante l’indice PMI generale dell’UE sia cresciuto nell’ultimo mese.
L’indice PMI irlandese, invece ha raggiunto il 55,3 per cento. Molto interessante. Per il prossimo anno il governo spera in una crescita dell’1,5 del PIL che dovrebbe arrivare al +2,9 per cento già nel 2015.
Insomma, il traguardo è proprio il 2015, anno in cui ci sarà anche una riduzione del debito e del deficit dall’8,6 per cento all’8,2 per cento.
La crescita ha un prezzo: l’aumento della tassazione per i cittadini di un certo numero di miliardi per il 2013 e forse anche oltre. Si riparte, anche in questo caso, da un’imposta comunale sugli immobili, fissata allo 0,18% del valore di una casa, fino ad un massimo di 1 milione di euro.